A-Colophon+ indice - Centro di Documentazione Del Boca – Fekini
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modo perché essi così hanno<br />
deciso. L’errore è forse stato l’aver<br />
delegato ad altri le decisioni<br />
politiche, l’essersi affidati alle<br />
<strong>di</strong>rettive altrui invece che cercare<br />
<strong>di</strong> imporne <strong>di</strong> proprie.<br />
Sicuramente, questo è il loro<br />
rimpianto. Ed è anche il loro lascito<br />
più importante, insieme alla<br />
determinazione testarda, alla<br />
vivacità intellettuale che, nei<br />
confronti dei loro padroni e dei loro<br />
tiranni, li ha sempre portati a voler<br />
riflettere, <strong>di</strong>scutere, capire, e<br />
soprattutto agire in prima persona,<br />
mettendo a rischio la propria<br />
GIORGIO BOCCA, L’Italia l’è malada,<br />
Feltrinelli, Milano 2005, pp. 143.<br />
Un libro che non lascia spazio a<br />
compromessi, un’opera che nasce<br />
dall’urgenza <strong>di</strong> denunciare la<br />
situazione in cui si trova l’Italia<br />
d’oggi: questi, in breve sintesi, due<br />
degli elementi fondamentali de<br />
L’Italia l’è malada, il saggio che<br />
Giorgio Bocca ha dato alle stampe<br />
nel primo semestre <strong>di</strong> questo anno.<br />
Per chiarire l’entità delle<br />
caratteristiche sopra delineate, è<br />
sufficiente riportare una frase del<br />
volume: «ciò che pensa e <strong>di</strong>ce un<br />
uomo come Berlusconi, e chi la<br />
Le schede<br />
incolumità. Hanno voluto dare […]<br />
l’assalto al cielo. La grandezza delle<br />
loro storie, il fascino che non<br />
possono non esercitare su chi li ha<br />
seguiti, siano uno stimolo a non<br />
cedere mai all’idea che nel mondo<br />
decidono solo i potenti e i piccoli<br />
uomini debbano stare a guardare,<br />
cercando <strong>di</strong> limitare i danni». Ed è<br />
con queste parole affettuose che<br />
l’autore saluta i protagonisti della<br />
vicenda. Con Renato Sarti ha deciso<br />
<strong>di</strong> farne una trasposizione teatrale<br />
per raccontare la più tragica<br />
sconfitta operaia. Il titolo è: Vittoria<br />
(Sabrina Michelotti).<br />
pensa come lui, è esattamente il<br />
contrario <strong>di</strong> quello che penso io e<br />
quelli come me».<br />
Da questo assunto nasce così un testo<br />
che vaglia con minuzia innumerevoli<br />
aspetti del vivere contemporaneo del<br />
paese: l’eclissi dei valori, il<br />
capitalismo sfrenato, il «fascismo che<br />
ritorna a circolare come un odore<br />
familiare», la presenza della mafia<br />
nella società e la sua collusione col<br />
mondo degli affari, lo<br />
smantellamento della Costituzione,<br />
lo svilimento dei fori giu<strong>di</strong>ziari<br />
pubblici, la liquidazione del<br />
sindacato, la gestione a fini politici<br />
dell’informazione, la guerra in Iraq,<br />
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