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A-Colophon+ indice - Centro di Documentazione Del Boca – Fekini

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Notizie da un genoci<strong>di</strong>o lontano. La stampa italiana <strong>di</strong> fronte al dramma del Rwanda<br />

questo giornale, richiamano, all’immaginario del lettore me<strong>di</strong>o italiano,<br />

«gli altissimi negri» della popolare canzone che ha accompagnato le vacanze<br />

<strong>di</strong> molti. Colpisce il fatto che questa definizione rozza e un po’ grezza sia<br />

riportata proprio da uno dei quoti<strong>di</strong>ani più letti in Italia e rappresentante<br />

della borghesia industriale, ed anche intellettuale, della penisola. Essa<br />

contribuisce a ridurre l’Africa a un’immagine da cartolina ed è sintomo<br />

della mancanza <strong>di</strong> un reale interesse per ciò che sta accadendo, nonché<br />

delle categorie culturali adeguate.<br />

L’8 aprile i due quoti<strong>di</strong>ani concedono una mezza pagina al Rwanda. I<br />

titoli parlano <strong>di</strong> «caos e sangue» 5 , dell’«ora della vendetta» e <strong>di</strong> «violenza<br />

tribale» 6 . L’articolo <strong>di</strong> Riccardo Orizio sul «Corriere della Sera» si apre con<br />

una frase significativa: «Prima il brutale attentato all’aeroporto, poi il caos e<br />

l’o<strong>di</strong>o tribale più sanguinoso» 7 . Le spiegazioni che lungo l’articolo vengono<br />

<strong>di</strong>spensate riguardo alla storia passata del Rwanda, contribuiscono ad<br />

inquadrare l’esplosione <strong>di</strong> «o<strong>di</strong>o tribale» in un passato <strong>di</strong> guerre e violenze<br />

da cui la storia del Rwanda sarebbe caratterizzata, e che costituirebbero il<br />

destino del paese. Il giornalista parla della storia del Rwanda come <strong>di</strong> una<br />

storia caratterizzata da una «trentennale guerra civile tra la maggioranza<br />

hutu e la minoranza tutsi» 8 .<br />

Riguardo ai due presidenti morti nell’abbattimento dell’aereo, afferma<br />

che «entrambi guidavano nazioni tra le più povere del mondo, in <strong>di</strong>fficile<br />

transizione verso la democrazia multipartitica, e che, soprattutto, entrambi<br />

erano dell’etnia hutu, la più numerosa nei due paesi. Erano cioè due “corti”,<br />

quelli che i sottili, alti e aristocratici watussi amano definire “sporchi schiavi<br />

bantù”» 9 . I toni richiamano alla mente le pagine degli etnologi <strong>di</strong> inizio<br />

secolo e dei Rapporti del Ministero delle Colonie belga che giustificavano<br />

il sistema amministrativo coloniale, fondato sull’alleanza con i tutsi, sulla<br />

base <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenze fisiche e morali fra i due gruppi 10 . Sicuramente fra gli<br />

etnologi dell’inizio del Novecento e i giornalisti italiani che nel 1994 si<br />

occuparono del Rwanda corrono molte <strong>di</strong>fferenze. Ma quello che colpisce<br />

nei primi articoli che appaiono sulla stampa italiana a proposito della crisi<br />

rwandese, è il totale appiattimento <strong>di</strong> ogni tentativo <strong>di</strong> spiegazione sulla<br />

linea dell’etnicità e la mancanza <strong>di</strong> qualsiasi interrogativo volto a<br />

comprendere meglio quello che stava accadendo. Emerge una sostanziale<br />

ignoranza che si tenta <strong>di</strong> coprire vendendo un’immagine dell’Africa che è<br />

risultato <strong>di</strong> un collage <strong>di</strong> mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>re, stereotipi, pregiu<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> repertorio.<br />

Le affermazioni erronee che impunemente sono fatte fra le righe degli articoli<br />

del «Corriere della Sera» confermano tutto ciò: non solo è adottata<br />

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