A-Colophon+ indice - Centro di Documentazione Del Boca – Fekini
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Giorgio Novello<br />
con la sua vittoria non avesse impe<strong>di</strong>to la conquista romana <strong>di</strong> territori tedeschi<br />
tra Reno ed Elba 34 . Ma il culto <strong>di</strong> Arminio raggiunge il punto culminante<br />
durante il secondo impero tedesco, col monumento (<strong>di</strong> quasi 54 metri) opera<br />
<strong>di</strong> Ernst von Bandel ed inaugurato da Guglielmo I il 16 agosto 1875 sulla cima<br />
del Grotenburg, a sud-ovest <strong>di</strong> Detmold. La statua del capo germanico, <strong>di</strong> nove<br />
metri <strong>di</strong> altezza, rivolge al cielo una spada sguainata recante la scritta Deutschlands<br />
Einigkeit meine Staerke-meine Staerke Deutschlands Macht e guarda ad Occidente<br />
(dove una volta erano le legioni romane e all’epoca i francesi). Ai pie<strong>di</strong> della<br />
statua, le parole <strong>di</strong> Tacito (tranne quelle relative all’assassinio <strong>di</strong> Arminio da<br />
parte dei suoi stessi compagni, ansiosi <strong>di</strong> concludere un accordo con Roma).<br />
Hermann è tuttora una figura ben nota nell’immaginario collettivo tedesco. Il<br />
monumento <strong>di</strong> Detmold resta una meta turistica non del tutto secondaria, che<br />
celebra ancora quella che è presentata come la sconfitta più grave <strong>di</strong> tutta la<br />
storia militare romana, che <strong>di</strong>strusse in un colpo solo un quinto dell’intero<br />
esercito imperiale e che inflisse alle legioni un colpo dal quale esse non si<br />
risollevarono mai del tutto. Non meno <strong>di</strong> settecento teorie sono state avanzate<br />
circa l’esatta localizzazione del teatro della battaglia: segno questo <strong>di</strong> un enorme<br />
interesse. Nel corso del Novecento sono stati pubblicati non meno <strong>di</strong> ventidue<br />
opere <strong>di</strong> narrativa aventi ad oggetto le gesta <strong>di</strong> Arminio; solo nel 1998, tra titoli<br />
originali e ristampe, sono apparsi non meno <strong>di</strong> cinque nuovi titoli 35 . Si tratta in<br />
genere <strong>di</strong> opere che non brillano per ricostruzione obiettiva dei fatti; fa eccezione<br />
in parte l’opera <strong>di</strong> Jutta Laroche, che non nasconde come Arminius all’epoca<br />
della battaglia <strong>di</strong> Teutoburgo fosse ancora ufficiale romano, circostanza che<br />
nelle altre opere viene in genere omessa probabilmente per allontanare possibili<br />
accuse <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>mento.<br />
Considerazioni speculari possono essere formulate sul secondo mito <strong>di</strong><br />
fondazione qui considerato: la sconfitta <strong>di</strong> Federico Barbarossa a Legnano. Il<br />
Barbarossa rappresenta una figura significativa per l’immaginario collettivo<br />
tedesco, nel me<strong>di</strong>oevo, nell’epoca guglielmina e ancora durante il Terzo Reich<br />
(si pensi all’operazione «Barbarossa»). Per gli italiani, il suo ricordo rimane<br />
legato invece appunto alla battaglia del 1176, in cui l’Imperatore venne<br />
pesantemente sconfitto da una coalizione <strong>di</strong> Comuni italiani guidati da Milano.<br />
La battaglia <strong>di</strong> Legnano venne glorificata durante il Risorgimento come esempio<br />
<strong>di</strong> concor<strong>di</strong>a e valore nazionale. Naturalmente anche a Legnano vi è un<br />
monumento, eretto nel 1876 quasi contemporaneamente a quello tedesco ad<br />
Arminio; e anche la battaglia è cantata dalla letteratura (italiana) ottocentesca<br />
che <strong>di</strong> fatto equipara tedeschi ed austriaci («a lancia e spada, a lancia e spada il<br />
Barbarossa in campo» del Carducci). Lo stesso Manzoni parla <strong>di</strong> «germani»,<br />
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