A-Colophon+ indice - Centro di Documentazione Del Boca – Fekini
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<strong>di</strong>rigente della Sip e poi dell’Enel.<br />
La prima impressione che si trae<br />
dalla lettura del Diario è la grande,<br />
smisurata curiosità del suo autore.<br />
Egli segue quoti<strong>di</strong>anamente le<br />
vicende della politica italiana ed<br />
estera con la competenza dello<br />
stu<strong>di</strong>oso ed insieme con la<br />
partecipazione appassionata <strong>di</strong> un<br />
uomo che non ha ancora deposto<br />
le armi, che intende vigilare sul<br />
proprio futuro, che avverte <strong>di</strong> essere<br />
abilitato a formulare giu<strong>di</strong>zi, anche<br />
severi, anche taglienti, persino<br />
brutali.<br />
Ma non si accontenta della<br />
lettura dei quoti<strong>di</strong>ani (sembra<br />
pre<strong>di</strong>ligere il parigino «Le Monde»)<br />
e <strong>di</strong>vora libri a centinaia rivelandosi<br />
un lettore esigente ed inflessibile.<br />
Boccia, ad esempio, Lessico famigliare<br />
della Ginzburg e definisce Il tamburo<br />
<strong>di</strong> latta <strong>di</strong> Günther Grass<br />
«un’accozzaglia <strong>di</strong> balordaggini e <strong>di</strong><br />
oscenità». <strong>Del</strong> romanzo <strong>di</strong> Mario<br />
Soldati, Le due città, scrive<br />
lapidariamente che «nel complesso<br />
è un brutto libro». Ma il giu<strong>di</strong>zio<br />
più severo è per I promessi sposi <strong>di</strong><br />
Manzoni: «L’ho dovuto lasciare con<br />
<strong>di</strong>sgusto dopo averne scorso qua e<br />
là <strong>di</strong>verse pagine. Quella morale<br />
rassegnata e servile è ripugnante,<br />
specie nel mondo del Risorgimento».<br />
Ma anche Moravia non<br />
si salva: giu<strong>di</strong>ca La vita interiore<br />
«una porcheria».<br />
Ci sono, invece, libri che lo<br />
Le schede<br />
affascinano e che legge «avidamente».<br />
Come Freccia nell’azzurro,<br />
autobiografia <strong>di</strong> Arthur Koestler; La<br />
vita <strong>di</strong> Galileo <strong>di</strong> Lodovico Geymonat;<br />
Il gattopardo <strong>di</strong> Tomasi <strong>di</strong><br />
Lampedusa; le Lettere dall’America<br />
<strong>di</strong> Gaetano Salvemini; Un giorno <strong>di</strong><br />
fuoco <strong>di</strong> Beppe Fenoglio. Scopre e<br />
ammira Joseph Roth (La cripta dei<br />
cappuccini); Tiziano Terzani (Giaj<br />
Phong); e George Orwell (Giorni in<br />
Birmania). <strong>Del</strong>l’Ultimo fronte <strong>di</strong><br />
Nuto Revelli scrive: «Non si<br />
potrebbe immaginare una condanna<br />
più inesorabile della guerra fascista<br />
e un più pauroso <strong>di</strong>stacco tra la<br />
classe <strong>di</strong>rigente <strong>di</strong> allora e la<br />
popolazione».<br />
Ma più che i giu<strong>di</strong>zi sulle sue<br />
letture colpiscono i commenti <strong>di</strong><br />
taglio politico, i ritratti dei<br />
personaggi, alcuni dei quali<br />
in<strong>di</strong>menticabili. Per cominciare il<br />
laico Giorgio Agosti non risparmia<br />
critiche alla Democrazia Cristiana<br />
e, <strong>di</strong> riflesso, al Vaticano. Dopo un<br />
incontro/scontro con il ministro<br />
degli Interni Mario Scelba, il<br />
questore <strong>di</strong> Torino Agosti<br />
commenta: «Il pugno <strong>di</strong> ferro <strong>di</strong><br />
Scelba non è che un pugno <strong>di</strong> latta;<br />
la sua cosiddetta maniera forte non<br />
serve che a porre ad inutile<br />
repentaglio l’autorità dello Stato».<br />
Particolarmente severo anche<br />
con i capi dello Stato. Dopo <strong>di</strong> aver<br />
definito «ignobile» il messaggio<br />
<strong>di</strong>ffuso da Antonio Segni in<br />
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