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modello comunicativo-evolutivo di psicoterapia - Associazione Due ...

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cadere la prospettiva relazionale e sviluppò le sue nuove teorie<br />

partendo da quella intrapsichica. La psicoanalisi nasce proprio dalla<br />

prospettiva non relazionale, intrapsichica: concentrata, cioè, nello<br />

stu<strong>di</strong>o delle fantasie elaborate dai pazienti, lasciando da parte le loro,<br />

passate e presenti, insopportabili realtà. Ovviamente la prospettiva<br />

psicoanalitica comportò l’abbandono <strong>di</strong> tutte le teorie che facevano<br />

riferimento alla realtà traumatica della vita relazionale e alle sue<br />

nefaste conseguenze: le <strong>di</strong>namiche inerenti allo sviluppo dei bambini,<br />

dell’analisi, dell’essere umano nella civiltà, vennero astratte dal<br />

tessuto relazionale e confinate nella psiche in<strong>di</strong>viduale.<br />

Il cambiamento della prospettiva teorica portò ad un cambiamento<br />

parimenti fondamentale nella tecnica della terapia.<br />

Coerentemente alle teorie, la tecnica terapeutica <strong>di</strong> Breuer e Freud<br />

consisteva nel rendere coscienti i traumi rimossi. In un primo momento<br />

attraverso l’ipnosi e in seguito attraverso le libere associazioni, i<br />

terapeuti cercavano i traumi rimossi dei pazienti e quando vi arrivavano<br />

glieli comunicavano.<br />

La conoscenza dei traumi passati avrebbe dovuto far sì che i<br />

pazienti li integrassero nella coscienza; in tal modo i traumi, non essendo<br />

più esclusi da essa, avrebbero perduto la qualità e la tipica attività che<br />

svolgevano da “rimossi”. Teoricamente questo processo avrebbe portato<br />

all’estinzione dei sintomi e dei blocchi che erano le espressioni con le<br />

quali emergeva alla coscienza l’attività inconscia rimossa.<br />

L’attività terapeutica fondamentale consisteva, allora, nel cercare<br />

e comunicare quegli eventi che erano stati insopportabili per la<br />

coscienza ed a causa <strong>di</strong> ciò erano stati esclusi da essa; gli effetti<br />

collaterali <strong>di</strong> tale esclusione consistevano, appunto, nella “attività<br />

inconscia dei traumi”. L’obiettivo terapeutico era così quello “<strong>di</strong> rendere<br />

cosciente l’inconscio”.<br />

Nella prospettiva psicoanalitica questa attività terapeutica si trasforma,<br />

invece, nella “attività interpretativa”. Ora il terapeuta comunica<br />

al paziente qual è il “significato inconscio” <strong>di</strong> quello che egli “vive” con<br />

l’analista, cioè <strong>di</strong>svela la rie<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> un significato generato<br />

nell’ambito <strong>di</strong> esperienze più o meno fantastiche e passate, nonché la<br />

sua sovrapposizione indebita alle situazioni vissute con il terapeuta.<br />

Torniamo per un momento alla paziente descritta da Freud che<br />

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