modello comunicativo-evolutivo di psicoterapia - Associazione Due ...
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4.1.4. Prima abbiamo detto che i pazienti valutano inconsciamente<br />
come positivo/costruttivo solo un tipo <strong>di</strong> interventi verbali: quelli<br />
comunicativi. Questa valutazione sistematica ha generato sorpresa e<br />
sconcerto anche nei terapeuti che la verificavano nei loro pazienti:<br />
anche per loro era troppo <strong>di</strong>fficile credere che tutti gli altri tipi <strong>di</strong> interpretazione<br />
ricevessero valutazioni inconsce negative/<strong>di</strong>struttive.<br />
La <strong>di</strong>fficoltà a “credere” nelle valutazioni negative/<strong>di</strong>struttive che<br />
i pazienti facevano degli altri tipi <strong>di</strong> interpretazioni era doppiamente<br />
giustificata: da una parte tali verifiche apparivano contrad<strong>di</strong>ttorie con la<br />
premessa generale che postulava la bontà terapeutica delle<br />
interpretazioni, premessa nata con la psicoanalisi e rimasta immutata<br />
nelle <strong>di</strong>verse psicoterapie nate successivamente. Dall’altra, si trattava <strong>di</strong><br />
evidenze che portavano ad un abisso concettuale, in quanto non esisteva<br />
alcun fondamento teorico che permettesse <strong>di</strong> capire perché l’inconscio<br />
del paziente ritenesse che le interpretazioni fossero <strong>di</strong>struttive.<br />
Perché? Distruttive <strong>di</strong> cosa?<br />
Ma per il terapeuta <strong>comunicativo</strong> esisteva un’altra <strong>di</strong>fficoltà<br />
complementare. Supponiamo che il terapeuta non traumatizzi il<br />
paziente: nella seduta allora non compaiono i tre elementi che in<strong>di</strong>cano<br />
il bisogno inconscio <strong>di</strong> un intervento <strong>comunicativo</strong>. Cosa fa allora il<br />
terapeuta: rimane in silenzio, magari per <strong>di</strong>verse sedute o per dei mesi?<br />
E se, per ipotesi, il terapeuta non traumatizzasse mai il paziente,<br />
rimarrebbe in silenzio per tutto il corso della terapia? Ma quale sarebbe<br />
allora la funzione del terapeuta e come guarirebbero i suoi pazienti?<br />
Cosa fa il terapeuta mentre si trova in silenzio?<br />
La questione degli interventi verbali del terapeuta e la questione<br />
complementare, il suo silenzio, venne a configurarsi come il paradosso<br />
(che in seguito si scoprì apparente) teorico e tecnico più atroce dell’approccio<br />
<strong>comunicativo</strong>: il terapeuta non sapeva cosa fare se non<br />
poteva intervenire verbalmente e non poteva intervenire se prima non<br />
aveva recato un trauma al paziente. Qualunque prova che facesse intervenendo<br />
in altre con<strong>di</strong>zioni o mo<strong>di</strong>, verificava valutazioni inconsce<br />
negative/<strong>di</strong>struttive da parte del paziente. Per molti anni il terapeuta<br />
<strong>comunicativo</strong> si trovò in questa situazione: se interveniva verbalmente<br />
(anche in assenza delle tre con<strong>di</strong>zioni necessarie per poterlo fare), lo<br />
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