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modello comunicativo-evolutivo di psicoterapia - Associazione Due ...

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elementi e conferisce loro una forma più compiuta, più vasta e allo<br />

stesso tempo più sintetica: una “buona forma”.<br />

Descrivendo la compassione molto brevemente, <strong>di</strong>remo che è<br />

un’esperienza risultante da due movimenti simultanei. Da un lato il<br />

soggetto si concentra intensamente su se stesso, liberandosi però dei<br />

propri contenuti in<strong>di</strong>viduali: pensieri, sensazioni, ricor<strong>di</strong>, ecc. (il vuoto,<br />

il nulla della filosofia bud<strong>di</strong>sta). Questa concentrazione vuota permette<br />

che le capacità <strong>di</strong> sensazioni corporee, affettive, cognitive e sociali si<br />

“depersonalizzino” e rimangano “pulite”, “pure capacità”, senza<br />

contenuti personali. Allo stesso tempo nel soggetto si rendono “<strong>di</strong><br />

fumo” tutti i livelli organizzativi della sua frontiera personale ed è<br />

allora che può conoscere i contenuti dell’altro dalla prospettiva<br />

dell’altro, “unito esistenzialmente” con esso, senza, tuttavia, cessare <strong>di</strong><br />

essere se stesso.<br />

Grazie a questi due movimenti simultanei dell’esperienza della<br />

compassione, il soggetto si trova il più concentrato possibile su se stesso<br />

(presente, in sé, immanente a sé) e allo stesso tempo si trova il più aperto<br />

possibile alle esperienze dell’altro (vicino, con lui, in lui, trascendendo se<br />

stesso). La compassione, per sua stessa natura, si può descrivere come<br />

un’intensa esperienza corporea-affettiva-cognitiva-sociale <strong>di</strong><br />

“conoscenza amorosa” che crea un “inter/essere che non è né uno né<br />

due”, nel quale si “trascendono” i confini delle in<strong>di</strong>vidualità. È<br />

un’esperienza nella quale la frontiera personale non si rompe (in questo<br />

caso si produrrebbe una identificazione e una per<strong>di</strong>ta dell’io), ma “si apre<br />

all’altro senza perdere se stessa” e lasciando che “l’altro sia come è”.<br />

Si tratta perciò <strong>di</strong> una classe <strong>di</strong> conoscenza che non porta né alla<br />

manipolazione dell’altro, tipica degli esperti usurpatori che usano i loro<br />

poteri con scopi in<strong>di</strong>viduali, né alla “mortificazione del vivente”, molto<br />

frequente nella conoscenza scientifica oggettivistica. Talché un monaco<br />

bud<strong>di</strong>sta, Thich Nhat Hanh, ha potuto scrivere che “gli occhi<br />

compassionevoli guardano esseri viventi”, suggerendo così che<br />

l’essenzialità dell’essere vivente può venir colta solo dalla<br />

compassione.<br />

La compassione richiede la presenza <strong>di</strong> tutte le componenti<br />

necessarie perché il soggetto possa vivere l’esperienza<br />

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