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modello comunicativo-evolutivo di psicoterapia - Associazione Due ...

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Per quanto si riferisce al sistema umano bisogna <strong>di</strong>stinguere due<br />

tipi <strong>di</strong> caos. Da un lato c’è il caos <strong>di</strong> un sistema complesso che si auto<strong>di</strong>sorganizza/auto-riorganizza<br />

seguendo il proprio ritmo interno e<br />

vincolandosi al suo spazio <strong>di</strong> fase. Dall’altro lato c’è il caos <strong>di</strong> un<br />

sistema umano violentato nella sua natura virtuale complessa: in questi<br />

casi la <strong>di</strong>sorganizzazione può non avere limiti o vincoli e può non<br />

giungere ad una ulteriore organizzazione più complessa.<br />

Se nei sistemi complessi il caos è creativo, nei sistemi violentati<br />

nella loro natura complessa il caos è <strong>di</strong>struttivo. Nei primi il caos<br />

nasce dalla necessità <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> nuove energie e nuove<br />

organizzazioni/articolazioni, mentre nei secon<strong>di</strong> il caos si produce per<br />

due motivi: o per una mancanza <strong>di</strong> energia che impe<strong>di</strong>sce al sistema <strong>di</strong><br />

continuare a reggere la sua struttura malformata, o per situazioni<br />

esterne che ne violentano ulteriormente la fragile struttura<br />

caratteristica <strong>di</strong> tutte le malformazioni in<strong>di</strong>viduali e sociali.<br />

In questi casi la <strong>di</strong>sorganizzazione del sistema può <strong>di</strong>venire<br />

insuperabile ed il sistema allora non può permanere come tale (muore<br />

o ha una frammentazione psicotica). E anche qualora il sistema<br />

riuscisse a riorganizzarsi lo farebbe con una struttura più povera della<br />

precedente, quasi come “Hal”, il computer <strong>di</strong> 2001: O<strong>di</strong>ssea nello<br />

spazio, <strong>di</strong> Arthur Clarke, cui vengono progressivamente tolti i<br />

componenti che ne costituiscono la memoria: era in possesso <strong>di</strong><br />

informazioni che neppure gli esseri umani dell’astronave conoscevano,<br />

e viene gradualmente ridotto a cantare solo filastrocche.<br />

La situazione che si presenta in <strong>psicoterapia</strong> è quella <strong>di</strong> un sistema<br />

violentato nella sua natura evolutiva che si trova ora nelle con<strong>di</strong>zioni<br />

adeguate alla propria evoluzione. Ciò che risulta stupefacente è che il<br />

sistema, pur non essendo ancora propriamente complesso, si vincola fin<br />

dall’inizio (anzi, imme<strong>di</strong>atamente) allo spazio <strong>di</strong> fase della terapia e così<br />

la sua <strong>di</strong>sorganizzazione riceve un limite. I limiti provengono<br />

dall’organizzazione stessa della terapia: né la “con<strong>di</strong>zione necessaria”<br />

né il protagonista sono coscienti della loro esistenza (nessuno li ha posti,<br />

ma, in mo<strong>di</strong> sconosciuti, si vanno auto-generando).<br />

Se le con<strong>di</strong>zioni terapeutiche sono adeguate, lo stato <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sorganizzazione con il quale il protagonista inizia la terapia non può<br />

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