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Dizionario Filosofico Integrale - Eliohs

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Mi affretto pertanto a venire a una seconda trinità: «L’essere generato, l’essere generante e l’essere<br />

che somiglia a quello generato e a quello generante» [Timeo, 50 d]. Si tratta di una trinità<br />

abbastanza formale, nella quale i Padri della Chiesa poterono trovare il loro tornaconto.<br />

A questa trinità fa séguito una teoria un po’ singolare dei quattro elementi. La terra poggia su un<br />

triangolo equilatero, l’acqua su un triangolo rettangolo, l’aria su uno scaleno e il fuoco su uno<br />

isoscele [Timeo, 53 a-55 a]. Dopo di che, Platone dimostra in modo perentorio che possono esserci<br />

solo cinque mondi, perché ci sono solo cinque corpi solidi regolari, e che tuttavia esiste un solo<br />

mondo, di forma sferica.<br />

Riconosco che in nessun manicomio c’è mai stato un filosofo che abbia ragionato in maniera così<br />

stringente. Ti aspetti ora, amico lettore, di sentirmi parlare di quell’altra famosa trinità di Platone,<br />

tanto celebrata dai suoi commentatori: vale a dire, l’Essere eterno, artefice eterno del mondo; il suo<br />

Verbo o intelligenza o idea; e il Bene che ne deriva. Ti assicuro che l’ho diligentemente cercata nel<br />

Timeo, ma non l’ho mai trovata: può darsi che ci sia totidem litteris, ma non c’è totidem verbis, a<br />

meno che non mi sbagli di grosso.<br />

Dopo aver letto, molto controvoglia, tutto Platone, ho scorto qualche barlume della trinità per la<br />

quale è tanto riverito. Esso si trova nel sesto libro della sua Repubblica chimerica, là dove dice:<br />

«Parliamo del figlio, mirabile prodotto del Bene e sua perfetta immagine» [Repubblica, 508 b-c].<br />

Malauguratamente, però, si scoprì che questa perfetta immagine di Dio era il Sole. Se ne trasse<br />

allora la conclusione che si trattava del Sole intelligibile, il quale costituiva, insieme col Verbo e col<br />

Padre, la trinità platonica.<br />

Nell’Epinomide [986 a-c] di Platone ci sono sproloqui molto singolari; eccone uno che traduco nel<br />

modo più ragionevole possibile, per comodità del lettore:<br />

«Sappiate che nel cielo ci sono otto virtù; io le ho osservate, come possono fare facilmente tutti.<br />

Una di esse è il Sole, un’altra è la Luna, la terza è l’insieme delle stelle; e i cinque pianeti fanno<br />

salire, con queste tre virtù, il numero a otto. Guardatevi dal pensare che queste virtù o coloro che<br />

sono in esse e le animano, vuoi che procedano da sé vuoi che siano trasportati su carri; guardatevi,<br />

dico, dal pensare che siano gli uni dèi e gli altri no; che gli uni meritino adorazione e che gli altri<br />

non vadano né adorati né invocati. Essi sono tutti fratelli, ciascuno ha un proprio destino, a tutti<br />

dobbiamo gli stessi onori, tutti adempiono l’ufficio assegnato loro dal Verbo quando esso formò<br />

l’universo visibile».<br />

Ecco già trovato il Verbo; dobbiamo adesso rinvenire le tre persone. Esse si rintracciano nella<br />

seconda lettera di Platone a Dionisio. Si tratta sicuramente di una lettera autentica. Lo stile è lo<br />

stesso di quello dei Dialoghi. Platone scrive sovente a Dionisio e a Dione cose piuttosto difficili da<br />

comprendere e che sembrano redatte in linguaggio cifrato; ma ne scrive anche di chiarissime e che<br />

sono risultate vere molto tempo dopo di lui. Per esempio, ecco come egli si esprime nella sua<br />

settima lettera a Dione [Lettere, VII, 326 a]:<br />

«Mi sono convinto che tutti gli Stati siano assai mal governati; non v’è pressoché nessuna buona<br />

istituzione né alcun buon governo. Vi si vive, per così dire, alla giornata, e tutto procede regolato<br />

dalla fortuna più che dalla saggezza».<br />

Dopo questa breve digressione sugli affari temporali, torniamo a quelli spirituali, vale a dire alla<br />

trinità. Platone scrive a Dionigi [Lettere, II, 312 e]:<br />

«Il re dell’universo è circondato dalle sue opere, tutto è l’effetto della sua grazia. Le cose più belle<br />

hanno la loro prima causa in lui; le seconde in perfezione hanno in lui una seconda causa; ed egli è<br />

parimenti la terza causa delle opere del terzo grado».<br />

In questa lettera, è possibile non riconoscere la trinità tale e quale noi la accogliamo; ma era già<br />

molto avere, in un autore greco, un garante dei dogmi della Chiesa nascente. Per questo, l’intera<br />

Chiesa greca fu platonica, così come, dall’inizio del XIII secolo, l’intera Chiesa latina fu<br />

peripatetica. In tal modo due Greci, che non abbiamo mai capito, divennero i nostri maestri dell’arte<br />

del pensare fino all’epoca in cui, dopo duemila anni, gli uomini si misero a pensare da sé.<br />

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