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Dizionario Filosofico Integrale - Eliohs

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vantaggiosa per il principe. La Polonia sarebbe tre volte più popolosa e più prospera se il contadino<br />

non vi fosse schiavo.<br />

La proprietà gioverà ugualmente ai signori. Se un signore possiede diecimila arpenti di terra<br />

coltivati da servi, ne ricaverà un modestissimo reddito, spesso assorbito dalle spese per le<br />

reintegrazioni o ridotto a zero dalle intemperie stagionali. Se poi la sua tenuta è ancora più estesa e<br />

il terreno ingrato, sarà il padrone soltanto di una vasta zona desolata. Egli può essere realmente<br />

ricco solo nella misura in cui sono tali i suoi vassalli. La sua prosperità dipende dalla loro. Se essa<br />

aumenta fino a rendere troppo popolata la sua terra e se il terreno da coltivare manca a tante braccia<br />

laboriose (mentre prima erano le braccia a far difetto al terreno), allora il sovrappiù di coltivatori<br />

necessari si riversa nelle città, nei porti di mare, nelle botteghe artigiane o nell’esercito. La<br />

popolamento avrà generato questo gran bene; e il possesso delle terre concesse ai coltivatori, contro<br />

la corresponsione dei censi che arricchiscono i signori, sarà stata la causa di questo aumento della<br />

popolazione.<br />

C’è un’altra specie di proprietà non meno utile; quella libera da ogni canone censuario e che paga<br />

solamente i tributi generali imposti dal sovrano, per il bene e la conservazione dello Stato. Fu<br />

soprattutto questa specie di proprietà a determinare la ricchezza dell’Inghilterra, della Francia e<br />

delle città libere della Germania. I sovrani che affrancarono i terreni di cui erano composti i loro<br />

domìni, ne ricavarono, all’inizio, un grosso utile, poiché vendettero a caro prezzo tali franchigie; e<br />

oggigiorno ne ricavano un utile ancora più grande, soprattutto in Inghilterra e in Francia, per effetto<br />

dei progressi dell’industria e del commercio.<br />

L’Inghilterra diede un grande esempio al XVI secolo, allorché vi furono affrancate le terre<br />

dipendenti dalla Chiesa e dagli ordini monastici. Era una cosa odiosissima e dannosissima per lo<br />

Stato che degli uomini votati dal loro ministero all’umiltà e alla povertà, divenuti i padroni delle più<br />

belle terre del regno, trattassero gli altri uomini, loro fratelli, come bestie da soma, destinate a<br />

portare i loro fardelli. La potenza di questo piccolo numero di religiosi avviliva la natura umana. E<br />

le loro ricchezze particolari impoverivano il resto del regno. L’abuso venne eliminato e l’Inghilterra<br />

è diventata ricca.<br />

In tutto il resto dell’Europa, il commercio fiorì, le arti furono in onore, le città si ingrandirono e si<br />

abbellirono solo quando i servi della Corona e della Chiesa ebbero terre in proprietà. E quel che va<br />

accuratamente rilevato è che, se la Chiesa ci perdette diritti che non le spettavano, la Corona ci<br />

guadagnò l’ampliamento dei suoi diritti legittimi, perché la Chiesa, il cui primo dovere è di imitare<br />

il suo legislatore, il quale era umile e povero, non aveva lo scopo in origine di impinguarsi col frutto<br />

del lavoro degli uomini; e il sovrano, che rappresenta lo Stato, deve economizzare il frutto di questo<br />

lavoro per il bene dello Stato stesso e lo splendore del trono. Dovunque il popolo lavori per la<br />

Chiesa, lo Stato è povero; dovunque lavori per sé e per il sovrano, lo Stato è ricco.<br />

È in questo caso che il commercio si sviluppa in tutti i suoi rami. La marina mercantile diventa la<br />

scuola della marina militare. Si costituiscono grandi compagnie commerciali. Il sovrano trova, nei<br />

tempi difficili, risorse prima sconosciute. Così negli Stati austriaci, in Inghilterra, in Francia, voi<br />

vedete il principe prendere facilmente a prestito dai suoi sudditi cento volte di più di quanto non<br />

riuscisse a sottrarre loro con la forza, quando i popoli languivano nella servitù.<br />

Non tutti i contadini sono ricchi, né è necessario che siano tali. C’è bisogno di uomini che<br />

posseggano solo le loro braccia e buona volontà. Ma anche questi uomini, che sembrano i derelitti<br />

della sorte, partecipano del benessere degli altri. Sono liberi di vendere il loro lavoro a chi vorrà<br />

pagarlo di più, e questa libertà è per loro il sostituto della proprietà. La speranza certa di un buon<br />

salario li sorregge; ed essi allevano con animo sereno le famiglie nei loro mestieri laboriosi e utili. È<br />

soprattutto questa classe di uomini, così spregevole agli occhi dei potenti, a servire da vivaio dei<br />

soldati. Così, dallo scettro alla falce del contadino e al vincastro del pastore, ogni cosa si anima,<br />

ogni cosa prospera e tutto acquista nuova forza grazie a quest’unica molla.<br />

Dopo aver esaminato se a uno Stato giovi che i coltivatori siano proprietari, resta de vedere fin dove<br />

si possa estendere questa concessione. In più di un regno è accaduto che il servo affrancato,<br />

arricchitosi grazie alla sua operosità, abbia preso il posto dei suoi antichi padroni impoveriti dal<br />

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