Dizionario Filosofico Integrale - Eliohs
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esigenze del bene pubblico. La moltiplicazione di questi giorni di festa provoca sempre la<br />
depravazione dei costumi e l’impoverimento di una nazione.<br />
Il controllo sull’istruzione pubblica orale, o tramite libri di devozione, appartiene di diritto al<br />
sovrano. Non è lui che insegna, ma spetta a lui esaminare come vengono educati i suoi sudditi.<br />
Deve far insegnare soprattutto la morale, che è altrettanto necessaria quanto le dispute sul dogma<br />
sono state spesso pericolose.<br />
Se vi sono dispute tra gli ecclesiastici sul modo di insegnare, o su certi punti della dottrina, il<br />
sovrano può imporre il silenzio a entrambe le parti in lizza e punire quelli che disobbediscono.<br />
Siccome le assemblee religiose non sono stabilite sotto l’autorità sovrana per affrontarvi questioni<br />
politiche, i magistrati devono reprimere i predicatori sediziosi che eccitano la moltitudine con<br />
declamazioni penalmente perseguibili: sono la peste degli Stati.<br />
Ogni culto presuppone una disciplina per conservarvi l’ordine, l’uniformità e la decenza. Spetta al<br />
magistrato mantenere questa disciplina, e introdurvi i cambiamenti che il tempo e le circostanze<br />
possono richiedere.<br />
Per quasi otto secoli gli imperatori d’Oriente riunirono concili per placare dissidi che non facevano<br />
che aumentare a causa della troppo grande attenzione che vi si prestava: il disprezzo avrebbe più<br />
sicuramente fatto cessare le futili dispute che le passioni avevano acceso 185 . Dopo la divisione degli<br />
Stati d’Occidente in diversi regni, i prìncipi hanno lasciato ai papi la convocazione di queste<br />
assemblee. I diritti del pontefice romano, a questo riguardo, sono solo convenzionali, e tutti i<br />
sovrani riuniti possono, in qualsiasi momento, decidere altrimenti. Nessuno di loro, in particolare, è<br />
obbligato a sottomettere i propri Stati a qualsivoglia canone senza averlo esaminato e approvato.<br />
Ma, siccome il concilio di Trento sembra destinato ad essere l’ultimo, è perfettamente inutile agitare<br />
tutte le questioni che potrebbero riguardare un concilio futuro e generale.<br />
Quanto alle assemblee, o sinodi, o concili nazionali, sicuramente essi non possono essere convocati<br />
se non quando il sovrano li giudica necessari: i suoi commissari devono presiederli e dirigerne tutte<br />
le deliberazioni, mentre spetta a lui personalmente ratificarne i decreti.<br />
Possono svolgersi assemblee periodiche del clero per il mantenimento dell’ordine, e sotto l’autorità<br />
del sovrano; ma il potere civile deve sempre determinarne le opinioni, dirigerne le deliberazioni e<br />
farne eseguire le decisioni. L’assemblea periodica del clero di Francia non è diversa da<br />
un’assemblea di commissari per gli affari economici riguardanti tutto il clero del regno.<br />
I voti con i quali alcuni ecclesiastici si impongono di vivere insieme secondo una certa regola con il<br />
nome di monaci o di religiosi, così prodigiosamente aumentati in Europa, devono essere altresì<br />
sempre sottoposti all’esame e al controllo dei magistrati governativi. Quei conventi che racchiudono<br />
tante persone inutili alla società e tante vittime che rimpiangono la libertà che hanno perduto, quegli<br />
ordini che portano tanti nomi così bizzarri, non possono essere istituiti in un paese, e tutti i loro voti<br />
non possono essere validi o vincolanti se non quando sono stati esaminati e approvati a nome del<br />
sovrano.<br />
In qualsiasi momento il principe è dunque in diritto di prendere conoscenza delle regole di questi<br />
istituti religiosi e della loro condotta; può riformarli e abolirli, se li giudica incompatibili con le<br />
circostanze presenti e il benessere attuale della società.<br />
I beni e le acquisizioni di questi corpi religiosi sono del pari sottoposti al controllo dei magistrati<br />
per conoscerne il valore e l’impiego. Se la massa di quelle ricchezze che non circolano più fosse<br />
troppo grande; se i redditi eccedessero troppo i bisogni ragionevoli del clero regolare; se l’impiego<br />
di queste rendite fosse contrario al bene generale e se tale accumulo impoverisse gli altri cittadini,<br />
allora sarà dovere dei magistrati, padri comuni della patria, ridurre queste ricchezze, dividerle, farle<br />
rientrare nella circolazione che costituisce la vita di uno Stato, destinarle anche ad altri usi per il<br />
bene della società.<br />
185 Si veda la voce Concili.<br />
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