Dizionario Filosofico Integrale - Eliohs
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Si narra, di Marco Bruto, che prima di uccidersi, pronunciasse queste parole: «O virtù! Ho creduto<br />
che tu fossi una cosa reale; invece sei solo un vano fantasma!» 644 .<br />
Avevi ragione, Bruto, se mettevi la virtù a capo di un partito e ne facevi l’assassina del tuo<br />
benefattore, di tuo padre Giulio Cesare; ma se avessi fatto consistere la virtù solo nel fare del bene a<br />
coloro che dipendevano da te, non l’avresti chiamata fantasma e non ti saresti ucciso per<br />
disperazione.<br />
«Sono virtuosissimo», dichiara un escremento di teologia, «perché possiedo le quattro virtù<br />
cardinali e le tre teologali». Un brav’uomo gli domanda: «Che cos’è la virtù cardinale?». L’altro<br />
risponde: «Fortezza, prudenza, temperanza e giustizia».<br />
Il brav’uomo<br />
Se sei giusto, hai detto tutto; la tua fortezza, la tua prudenza, la tua temperanza sono qualità utili. Se<br />
le possiedi, meglio per te; ma se sei giusto, tanto meglio per gli altri. Essere giusti, non è ancora<br />
sufficiente, bisogna fare il bene: ecco che cos’è veramente cardinale. E le tue virtù teologali, quali<br />
sono?<br />
Fede, speranza e carità.<br />
L’escremento<br />
Il brav’uomo<br />
Credere è una virtù? O ciò che credi ti sembra vero, e in questo caso non c’è alcun merito nel<br />
crederlo; o ti sembra falso, e in questo caso è impossibile che tu lo creda. La speranza non è virtù<br />
più di quanto non lo sia il timore: temiamo e speriamo a seconda delle minacce e delle promesse<br />
che ci vengono fatte. Quanto alla carità, essa non è forse proprio quel che i Greci e i Romani<br />
intendevano per umanità o amore del prossimo? Quest’amore non è nulla se non lo si pratica: la<br />
beneficenza è dunque l’unica vera virtù.<br />
L’escremento<br />
Fossi matto! Veramente, sì, darmi tanto da fare per servire gli uomini e senza ricevere nulla in<br />
cambio! Ogni fatica merita una ricompensa. Non mi sogno di compiere la benché minima buona<br />
azione, se non mi si assicura il Paradiso.<br />
Quis enim virtutem amplectitur ipsam<br />
Praemia si tollas?<br />
[Giovenale, Satire, X, 141-142]<br />
Chi la virtù stessa vorrà abbracciare<br />
Se il premio togli?<br />
Il brav’uomo<br />
Ah, maestro! Ciò vuol dire che senza la speranza del Paradiso e la paura dell’Inferno voi non fareste<br />
mai alcuna buona azione. Mi citate dei versi di Giovenale per dimostrarmi che avete di mira solo il<br />
vostro interesse. Ecco alcuni versi di Racine [Britannico, IV, 3, 1359-1365], che potranno farvi<br />
vedere, quanto meno, come si possa ricevere, già in questo mondo, la propria ricompensa, in attesa<br />
di una migliore.<br />
Che piacere poter pensare e dire dentro di noi:<br />
«Dovunque in questo momento mi benedicono, mi vogliono bene!<br />
Nessuno vede il popolo allarmarsi al mio nome;<br />
Il Cielo non sente il mio nome ascoltando i loro pianti;<br />
644 Cfr. Cassio Dione, Storia romana, XLVII, 49, 2. Si tratta di versi di Euripide: cfr. Tragicorum Graecorum<br />
Fragmenta, fr. 910 (Nauck).<br />
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