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Dizionario Filosofico Integrale - Eliohs

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capi della nazione, ma poi vaticinano in proprio favore ed entrano a far parte del governo. Il più<br />

forte e più abile finisce, dopo secoli di massacri che fanno rabbrividire e di furfanterie che fanno<br />

ridere, col soggiogare gli altri: risiede in questo il complemento della politica.<br />

Mentre in una parte del globo si svolgono queste scene di brigantaggio e di frode, altre popolazioni,<br />

rifugiatesi nelle caverne dei monti o in cantoni circondati da paludi invalicabili o in qualche piccola<br />

contrada abitabile situata in mezzo a deserti di sabbia o in penisole o isole, si difendono contro i<br />

tiranni del continente. Quando poi, infine, tutti gli uomini possiedono press’a poco le stesse armi, il<br />

sangue scorre da un capo all’altro del mondo.<br />

Non sempre è possibile ammazzare; si fa allora la pace col proprio vicino, finché non ci si reputi<br />

abbastanza forti per ricominciare la guerra. Quanti sanno scrivere redigono i trattati di pace. I capi<br />

di ciascun popolo, per meglio ingannare i nemici, chiamano a testimoni gli dèi che essi stessi si<br />

sono creati; si inventano i giuramenti: l’uno vi promette in nome di Sammonocodom 551 , l’altro in<br />

nome di Giove, di vivere sempre in buona armonia con voi; ma, alla prima occasione, vi sgozzano<br />

in nome di Giove o di Sammonocodom.<br />

Nei tempi più raffinati, il leone di Esopo [Il leone, l’asino e la volpe] stipula un patto con tre<br />

animali suoi vicini. Si tratta di spartire una preda in quattro parti uguali. Il leone, per valide ragioni<br />

che esporrà a tempo e luogo debiti, prende immediatamente per sé tre parti e subito dopo minaccia<br />

di strangolare chiunque osi avvicinarsi alla quarta. Risiede in questo il sublime della politica.<br />

Politica interna<br />

Qui si tratta di ottenere nel proprio paese la maggiore quantità possibile di potere, di onori e di<br />

piaceri. Per riuscirci, ci vuole molto denaro.<br />

In una democrazia, ciò è molto difficile; ogni cittadino è il vostro rivale. Una democrazia può<br />

sussistere solo in un piccolo territorio. Potete ben diventare ricco grazie alle vostre intese sotto<br />

banco o a quelle di vostro nonno: la vostra fortuna vi procurerà invidiosi e pochissimi amici. Se un<br />

ricco casato si ritrova ad esercitare il potere in una democrazia, non vi governerà a lungo.<br />

In un’aristocrazia è più facile procacciarsi onori, piaceri, potere e denaro; ma occorre una grande<br />

discrezione. Se si abusa troppo, ci sono da temere rivoluzioni.<br />

Nella democrazia tutti i cittadini sono uguali. Un tale governo, sebbene naturale e saggio, è<br />

oggigiorno raro e debole.<br />

Nell’aristocrazia si fanno sentire la disuguaglianza, la superiorità; ma meno essa è arrogante, più<br />

assicura il proprio benessere.<br />

Resta la monarchia: qui tutti sono fatti per uno solo. Il re accumula tutti gli onori di cui desidera<br />

insignirsi, gusta tutti i piaceri di cui vuole godere, esercita un potere assoluto; ma tutto ciò a<br />

condizione che possieda molto denaro. Se ne è privo, sarà infelice all’interno come all’esterno e ben<br />

presto perderà potere, piaceri, onori e forse anche la vita.<br />

Finché egli ha denaro, a godere non è solo lui, ma anche i suoi parenti e i suoi principali servitori; e<br />

una miriade di mercenari lavora tutto l’anno per loro nella vana speranza di godere un giorno, nelle<br />

proprie casupole, il riposo che il loro sultano e i loro pascià sembrano godere nei propri serragli. Ma<br />

ecco press’a poco che cosa accade.<br />

Un grosso e grasso agricoltore possedeva un tempo una vasta distesa di campi, prati, vigneti, frutteti<br />

e boschi. Cento braccianti lavoravano per lui; egli cenava con la sua famiglia, beveva e andava a<br />

dormire. I suoi domestici più importanti, che lo derubavano, cenavano dopo di lui e mangiavano<br />

quasi tutto. I braccianti, che arrivavano più tardi, facevano invece un pasto pessimo. Essi<br />

brontolarono, si lamentarono, si spazientirono e, alla fine, mangiarono la cena del padrone e lo<br />

cacciarono dalla sua casa. Il padrone disse che quei bricconi erano figli ribelli che picchiavano il<br />

proprio padre. I braccianti risposero che avevano seguìto la sacra legge della natura, che egli aveva<br />

551 Si veda la voce Sammonocodom.<br />

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