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Dizionario Filosofico Integrale - Eliohs

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Nel capitolo XLVII della Natura del bene, sant’Agostino confida che, quando si rimproveravano a<br />

quegli eretici i crimini in questione, essi rispondevano che uno dei loro eletti, un rinnegato della<br />

loro setta, divenuto loro nemico, aveva introdotto quella mostruosa pratica. Senza metterci a<br />

discutere se la setta che Viatore chiamava dei cataristi esistesse davvero, basti qui osservare che i<br />

primi cristiani imputavano anche agli gnostici gli orribili misteri di cui essi erano accusati dagli<br />

Ebrei e dai pagani; e se tale difesa è buona in bocca loro, perché non dovrebbe esserlo in quella dei<br />

manichei?<br />

Tuttavia, Tillemont, che ritiene di essere attendibile e preciso, ha il coraggio di trasformare queste<br />

dicerie popolari in fatti certi. Sostiene 691 che queste infamie erano fatte confessare ai manichei nei<br />

giudizi pubblici in Paflagonia, nelle Gallie e varie volte a Cartagine.<br />

Consideriamo altresì la testimonianza di san Cirillo di Gerusalemme, il cui resoconto è<br />

completamente diverso da quello di sant’Agostino; e teniamo presente che il fatto è così incredibile<br />

e assurdo che si farebbe fatica a crederlo quand’anche fosse attestato da cinque o sei testimoni che<br />

l’avessero visto e l’affermassero sotto giuramento. San Cirillo è solo, non l’ha visto, lo presenta nel<br />

corso un dibattito pubblico, in cui si prende la libertà 692 di mettere in bocca a Mani, nella<br />

conferenza di Cascara, un discorso di cui non si fa parola negli Atti di Archelao, come Zaccagni 693 è<br />

costretto ad ammettere, senza peraltro poter neppure addurre, per la difesa di san Cirillo, il fatto che<br />

abbia considerato solo il senso del testo di Archelao e non le parole, poiché non vi si trovano né le<br />

parole né il senso. D’altronde, lo stile san Cirillo pare quello di uno storico che cita alla lettera le<br />

parole dell’autore di cui si serve come fonte.<br />

E tuttavia, per salvare l’onore e la buona fede di san Cirillo, Zaccagni, e dopo di lui Tillemont,<br />

ipotizzano, senza alcuna prova, che il traduttore o il copista abbiano omesso il passo degli Atti citato<br />

da questo Padre della Chiesa; e gli articolisti del Trévoux 694 hanno immaginato due specie di Atti di<br />

Archelao, gli uni autentici, che Cirillo ha copiato, gli altri inventati nel V secolo da qualche<br />

nestoriano. Quando avranno provato tale congettura, esamineremo le loro ragioni.<br />

Veniamo infine alla testimonianza di papa Leone riguardo alle oscenità manichee. Nei suoi<br />

sermoni 695 dice che i disordini verificatisi in altri paesi avevano spinto in Italia alcuni manichei, i<br />

cui misteri erano così abominevoli che non poteva esporli in pubblico senza offendere il pudore; per<br />

conoscerli aveva fatto intervenire degli eletti e delle elette di questa setta a un’assemblea composta<br />

di vescovi, preti e alcuni nobili laici; gli eretici avevano rivelato molte cose connesse ai loro dogmi<br />

e ai riti della loro festa, e avevano confessato un crimine che non poteva riferire, ma di cui non si<br />

poteva dubitare dopo le confessioni dei colpevoli: e cioè di una ragazzina che aveva solo dieci anni,<br />

di due donne che l’avevano preparata per l’orribile rito della festa, del giovane che ne era stato<br />

complice, del vescovo che l’aveva ordinato e presieduto. Rimanda quanti fra i suoi uditori ne<br />

volessero sapere di più alle informazioni che erano state raccolte, e che comunicò ai vescovi d’Italia<br />

nella sua seconda lettera.<br />

Questa testimonianza appare più precisa e cruciale di quella di sant’Agostino, ma è tutt’altra che<br />

sufficiente a provare un fatto smentito dalle proteste degli accusati e dagli indiscutibili princìpi della<br />

loro morale. In effetti, quali prove esistono che le infami persone interrogate da Leone non siano<br />

state corrotte per deporre contro la loro setta?<br />

Si risponderà che la pietà e la sincerità di questo papa non consentiranno mai di credere che egli<br />

abbia escogitato un simile inganno. Eppure un san Leone che, come abbiamo già scritto nella voce<br />

Reliquie, era stato capace di immaginare che dei lini o dei nastri messi in una scatola fatta calare nel<br />

691 Manich., art. XII, p. 795. (Voltaire) Cfr. L’hérésie des Manichéens, in Mémoires pour servir a l’histoire<br />

ecclésiastique des six premiers siècles (10 tt., Paris, 1696, t. V) di L.-S. Le Nain de Tillemont.<br />

692 Nt. XV [della sesta Catechesi]. (Voltaire)<br />

693 Prefazione, n° XIII. (Voltaire) Cfr. Acta disputationis Archelai et Manetis (1698), pubblicati da Lorenzo Alessandro<br />

Zaccagni, prefetto della Biblioteca Vaticana, tra i Monumenta vetera Ecclesiae. Archelao (III sec.) fu vescovo di<br />

Cascara (o Carcara), in Mesopotamia.<br />

694 Si veda Journal de Trévoux, 1720, vol. XX, pp. 218-234.<br />

695 Sermone IV, Sulla Natività e sull’Epifania. (Voltaire)<br />

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