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121228-sgorlon - Udine Cultura

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Sgorlon: un coraggioso giornalista militante conservatore<br />

di Marcello Staglieno<br />

Questo mio è soltanto un rapido ricordo, alla cui brevità à vol d’oiseau mi costringe una faticosa<br />

convalescenza, e che certo senza completezza rievoca qui il lungo quanto prestigioso cursus honorum<br />

di Sgorlon anche quale grande giornalista militante, dall’alba degli anni Sessanta sino alla morte.<br />

Per rievocare la nostra collaborazione, e amicizia, comincio con parole sue: «Conobbi Marcello<br />

Staglieno a Milano quando ambedue collaboravamo al ”Giornale Nuovo” di Montanelli. La prima volta<br />

che ci vedemmo mi chiese se possedevo libri rari, raccolte di giornali, riviste del passato, un archivio<br />

interessante. Restai sbalordito. Ogni intellettuale si lamenta, giustamente, che nel mondo, e da noi in<br />

particolare, le pubblicazioni sono troppe; che non si riesce non solo a seguire le pubblicazioni più importanti,<br />

ma nemmeno a tenersi passabilmente informati. Staglieno invece era a caccia di cose da leggere,<br />

come se la normale produzione editoriale non gli bastasse[...]. Ha conoscenze smisurate sulla storia del<br />

giornalismo, su quella del fascismo e del nazismo, sui loro protagonisti, sulle loro deformi culture. Ha<br />

scritto in pochi mesi [dal maggio all’ottobre 2001 per Mondadori/Le Scie] una biografia di seicento pagine<br />

su Montanelli e un’altra, di simili dimensioni, su Arnaldo Mussolini, direttore del Popolo d’Italia e<br />

per breve tempo ministro dell’agricoltura [Arnaldo e Benito. Due fratelli, Mondadori 2004]. Il suo ultimo<br />

lavoro [nel 2006], è un romanzo sui fratelli Poe (Edgar Allan Poe, dandy o assassino?, Boroli editore)».<br />

Niente m’è più caro, nel ricordarlo per l’appunto come giornalista, d’avere qui sopra riportato<br />

– lungi da me qualsivoglia atteggiamento da miles gloriosus: ma soltanto per sottolineare la sua generosità<br />

davvero amicale nei miei confronti – alcune frasi da lui scritte nell’elzeviro Il giallo dei Poe: era<br />

Edgar Allan o William Henry? (sul «Messaggero Veneto», 31 agosto 2005, p. 13) che volle dedicarmi.<br />

Aveva in precedenza recensito pressoché tutti i miei libri – e di questo continuo a essergli profondamente<br />

grato – a partire dai romanzi (miei e di Renato Besana) Lili Marleen e Il Crociato (Rizzoli 1980<br />

e 1983). In seguito recensì una raccolta di saggi di Montanelli e miei comparsi sul «Giornale», riuniti<br />

nel volume L’Archivista. Tra cronaca e storia (Società europea di Edizioni 1980), recensendo altresì la<br />

riedizione de Il Vero Signore (con prefazione di Montanelli e postfazione mia) del nostro grande amico<br />

Giovanni Ansaldo presso Longanesi nel 1980 e, sempre in tale anno, il Dizionario degli italiani illustri e<br />

meschini dello stesso Ansaldo sempre a cura mia, nonché la biografia Leo Longanesi (Rizzoli 1985) da<br />

me scritta con Montanelli.<br />

L’ultimo articolo che volle dedicarmi (L’Italia vista dal Colle più ambìto, sul «Gazzettino», 30 luglio<br />

2006), lo pubblicò su un mio lungo saggio dedicato agli inquilini del Quirinale (L’Italia del Colle, con<br />

prefazione di Giulio Andreotti, Boroli editore 2006): di tale articolo, dato che continuo a tener molto ai<br />

suoi giudizi, qui di séguito trascrivo l’incipit: «Marcello Staglieno, giornalista genovese, ex vicepresidente<br />

del Senato della Repubblica [dal 2004 al 2006], scrittore poliedrico, mi riempie di meraviglia ogni<br />

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