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121228-sgorlon - Udine Cultura

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compiuto; ogni caso singolo di questo intreccio di paradossi, che abbraccia i due poli estremi del mondo<br />

creato, richiede un’attenzione particolarmente viva alla rappresentazione letteraria.<br />

I personaggi biblici ci sono dati a conoscere o per inferenza (dai loro atti) o attraverso il discorso<br />

diretto o attraverso le asserzioni dell’autore, e queste tecniche si alternano con grande abilità. Rimane<br />

però sempre un ampio margine di oscurità e quindi di interpretabilità. I moventi umani hanno sempre<br />

natura fluttuante e molteplice. Esempio: «Le mogli di Davide erano state condotte via, e Davide era in<br />

grande angoscia, perché la popolazione voleva lapidarlo». Dal libro di Alter, che raccomando vivamente,<br />

traggo due citazioni conclusive:<br />

C’è un mistero nel personaggio così come lo concepiscono gli scrittori biblici, un mistero che<br />

essi esprimono attraverso i loro tipici metodi di presentazione. Forse il modo più facile per osservare<br />

la presenza di questo approccio al personaggio è quello di notare la capacità di mutazione manifestata<br />

dai personaggi che vengono trattati con qualche ampiezza. L’idea biblica dei personaggi come di qualcosa<br />

che si sviluppa nel tempo ed è trasformata dal tempo comporta un senso del personaggio stesso<br />

come di un centro di sorprese.<br />

Le tecniche narrative della Bibbia pongono in una doppia luce, paradossale, il rapporto stesso<br />

di causa ed effetto nelle faccende umane. Gli scrittori biblici manifestano, da un lato, una profonda fede<br />

in un modello consistente, chiaramente delineato, di causa ed effetto, operante nella storia e nell’esistenza<br />

individuale, e molti degli espedienti ai quali ricorrono per incorniciare le loro vicende, molte<br />

delle strutture-motivo, delle simmetrie e delle ripetizioni nei loro racconti, riflettono quella credenza.<br />

Dio ordina, la storia obbedisce; una persona pecca, quella persona soffre; Israele tradisce la fede, Israele<br />

cade. D’altro canto la stessa percezione di profondità divine, di insondabili capacità di bene e di<br />

male, presenti nella natura umana, conduce gli scrittori biblici a rendere questi protagonisti in modi che<br />

destabilizzano qualsiasi sistema monolitico di causa ed effetto, dando vita ad un passaggio fluido tra<br />

differenti ordini di causalità, alcuni dei quali si rafforzano a vicenda in maniera complementare, mentre<br />

altri sono tra loro contraddittori. La semplice possibilità che possa mancare una connessione causale<br />

chiara, anche se marginale, tra l’ira di Michal contro Davide e la sua sterilità, serve a scombinare il senso<br />

di consequenzialità diretta, unilineare, che consuetudini mentali pigre - antiche e moderne - ci suggeriscono.<br />

I fatti che accadono e le azioni compiute dall’uomo come agente libero creato a immagine di<br />

Dio, sono disposti in maniera più stratificata, sono ramificati in forme più intricate, più antiche e contrapposte,<br />

e la tecnica narrativa delle reticenze studiate che generano un gioco di ambiguità strutturate<br />

in modo significativo, costituisce una fedele traduzione, sul piano artistico, di questa visione dell’uomo.<br />

Le conclusioni di Alter concordano con quelle di Milton che definì la Bibbia “manifesto della libertà<br />

umana”: le storie ed i personaggi biblici sono caratterizzati da dinamicità, profondità, apertura,<br />

mutevolezza, libertà, e anche da ambiguità ed enigmaticità. Sono, in altri termini, sommamente aperte<br />

alla riscrittura. In essa interagiscono così due libertà: quella dei personaggi e quella dell’autore, delle<br />

figure mitiche e del mitologo o rimitologizzatore (ovviamente è chiamata in gioco anche la terza libertà,<br />

quella del lettore). Ecco come Sgorlon ha esercitato la sua libertà rispetto alla Scrittura:<br />

Non ho seguito la Bibbia con scrupolo filologico; pur rispettando le linee fondamentali del suo racconto,<br />

e, ciò che più conta, lo spirito religioso, ho obbedito a quelle che a me parevano le necessità fondamentali<br />

del narrare, riservandomi la libertà di modernizzare i temi, inventare, spostare, fondere, omet-<br />

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