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121228-sgorlon - Udine Cultura

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legge: «[...]era alieno al “culto del divenire” e del progresso e amava quello che resta oltre il cammino<br />

della Storia, ciò che dura: archetipi, etica ed epica, miti, fiabe, saghe.<br />

«E proprio non poteva ritrovarsi nell’esistenzialismo con la nausea indotta degli anni ‘50, nel<br />

marxismo schematico del neorealismo [...] era contrario al divorzio e fino all’ultimo sostenne che “l’aborto<br />

volontario è un assassinio”. Ci teneva a ricordare quanto la mentalità atea portasse ancora l’impronta<br />

del materialismo ottocentesco invece di aggiornarsi alle scoperte del Novecento sulla fisica<br />

quantistica. Si era finalmente giunti alla conclusione che la materia è energia, come già insegnavano<br />

tutti i testi sacri [...]».<br />

Mi resi personalmente conto di quanto originalmente profonda fosse l’elaborazione del suo<br />

pensiero anche in relazione alla filosofia durante una lunga conversazione ch’ebbi con lui nel 1989 a<br />

Percoto, subito dopo la consegna a Carlo del Premio Nonino, come qui sopra ho ricordato, per il romanzo<br />

Il Caldéras.<br />

Rilevo da un altro mio vecchio taccuino elementi che meglio chiarificano quanto sopra rilevato<br />

da Luca Negri: «Mentre quasi tutti gli ospiti dei Nonino se ne stanno andando, a un tavolo Carlo e io ci<br />

attardiamo a parlare. ”Vedi”, mi dice riprendendo temi di altre nostre conversazioni, ”la mia attenzione<br />

è tutta per l’Essere, non per il Divenire. Non è vero, come sostennero Hegel e poi Marx, che la storia<br />

proceda secondo una linea retta irreversibilmente tesa verso il progresso, attraverso una successione<br />

di eventi contrastanti, cioè di ’tesi’ e ’antitesi’ che, finendo per trovare l’equilibrio in una ’sintesi’,<br />

muovono razionalmente verso un futuro che è tutt’uno con il Progresso. A questa concezione, già te lo<br />

dissi, ritengo si debba opporre quello che Nietzsche definì Eterno Ritorno. Sono convinto che la storia<br />

proceda in un movimento a spirale che ne ripropone, con varianti, la concatenazione tra causa e effetti<br />

negli eventi. Del resto già lo sostenne Tucidide, per il quale la Storia è ’ktéma es aeì’, un bene perenne.<br />

Tale principio, lo sai bene, ispirò anche Machiavelli e poi Vico nella Scienza nuova. Anche loro privilegiarono<br />

l’Essere sul Divenire, la stabilità sul transeunte, ovvero gli elementi che Pareto definì ’residui’<br />

contrapponendoli alle ’derivazioni’...<br />

«Ecco perché, ma senza paura alcuna verso il ’nuovo’, noi dobbiamo privilegiare quelli che, attraverso<br />

le generazioni, si sono dimostrati i fondamenti della vita sociale: la famiglia, la proprietà privata,<br />

il senso d’appartenenza a un territorio e a una nazione, la religione”. Lo ascolto ammirato ma<br />

senza sorpresa, già in altre occasioni Carlo m’aveva manifestato questo profondo suo modo di sentire,<br />

espresso del resto nei suoi romanzi, in più saggi e articoli. Al nostro tavolo sotto un alto tendone, davanti<br />

alla fabbrica e alla residenza dei Nonino, avvolgendosi meglio la spessa sciarpa rossa attorno al<br />

collo, dopo un altro sorso di grappa Risìt d’aur riprende a parlare: ”Non è poi vero che in questo nostro<br />

mondo, e nelle nostre azioni, prevalga marxisticamente la Ragione, proprio no. A prevalere è invece la<br />

Volontà. A ben spiegarlo è stato, per primo, Kant. Il quale, nella Critica della ragione pratica, sostenne<br />

per l’appunto ’il primato della ragione pratica, la Volontà, sulla ragion pura’, l’assoluta razionalità. È la<br />

Volontà infatti, sempre secondo Kant, con un impulso non di rado fideistico ad avvicinarci alla Metafisica,<br />

che include in sé l’idea di noi stessi e del nostro destino, l’idea del mondo e della Divinità: tutto<br />

quanto cioè che ci è precluso in termini di Ragione. Da tale ’primato’ kantiano prese le mosse Schopenhauer<br />

sino ad affermare che, per superare le apparenze, determinate dal Velo di Maya che ci occulta<br />

la realtà (ti anticipo che sarà il titolo di un mio nuovo romanzo) e giungere all’essenza delle cose c’è<br />

per l’appunto solo la Volontà, tutt’una con la ’volontà di vivere’. Poi venne Nietzsche, per il quale la Volontà<br />

fa superare ogni tipo di costrizione, o quanto meno ad accettarla virilmente, e qui sta forse il suo<br />

’superomismo’, con un amor Fati che, assieme all’Eterno Ritorno, gli fa superare ’nell’eternità del presente’<br />

sia il nichilismo sia le due grandi antinomie della filosofia d’Occidente, quella essere-sembrare<br />

e essere-divenire...”».<br />

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