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nella semplicità e pienezza delle sue risorse intellettuali e sentimentali. Forse non è lontano il tempo in cui Kafka diventerà<br />
un poeta di interesse non più attuale ma storico solamente. 3<br />
È abbastanza evidente che qui non parla più un critico germanista, ma parla lo scrittore, è lo<br />
scrittore che vuole superare questo tempo e che pensa a una nuova epoca in cui Kafka diventerà soltanto<br />
un autore con una qualità storica. Non sono queste parole più che appartengono alla critica letteraria<br />
[Sono parole che non appartengono più alla critica letteraria], sono parole invece che quasi preannunciano<br />
un manifesto di poetica di un nuovo umanesimo. E quindi in questa opera si forgia, dunque,<br />
non il critico germanista Sgorlon, ma si forgia lo scrittore Sgorlon, che infatti dice di aver trovato la sua<br />
vocazione di scrittore nel periodo successivo alla Germania.<br />
In realtà, il confronto con Kafka sarà un confronto serrato e per tutta la vita, perché Sgorlon<br />
ritornerà su Kafka in diverse occasioni, sempre molto puntuale, con articoli, con recensioni (per esempio,<br />
ancora negli anni ’80 la recensione del libro di Citati su Kafka), anche in occasioni polemiche in<br />
cui utilizza degli assunti kafkiani, e anche per alcuni progetti editoriali, il più importante dei quali è la<br />
postfazione al romanzo America, uscito nel 1981. Ma c’è anche un progetto, poi non andato in porto,<br />
molto interessante – devo queste indicazioni alla cortesia della signora Edda – perché la casa editrice<br />
Mondadori, in un certo momento – siamo nel ‘75-’76 – decide di realizzare un’audiocassetta, quindi un<br />
libro audio, con un racconto di Kafka, e affida il compito di una riduzione di questo racconto proprio a<br />
Sgorlon. L’allora direttore editoriale di Mondadori, il poeta Vittorio Sereni, chiede a Sgorlon di realizzare<br />
un’audiocassetta con il racconto di Kafka. E quale racconto propone Sgorlon? Propone La tana, che è<br />
un racconto dei più suggestivi, in cui un animale (non si riesce a identificare, non sapremo esattamente<br />
chi è) costruisce un proprio spazio, costruisce un proprio luogo geometrico nel quale si difende e si<br />
nasconde. Già nella tesi di laurea questo racconto viene considerato come un racconto centrale per la<br />
comprensione della poetica di Kafka. Ora Sgorlon non solo riduce questo racconto, ma credo anche che<br />
lo traduca, perché il manoscritto che ho potuto visionare sembra una traduzione diversa da tutte quelle<br />
altre che ci sono in quel momento in giro del racconto di Kafka. Quindi c’è un corpo a corpo che continua<br />
negli anni. Si potrebbe dire che il fantasma di Kafka accompagni Sgorlon fino alla tarda età, anche<br />
perché poi i luoghi kafkiani, Praga ad esempio, ritornano fin dai titoli nei suoi romanzi. Dunque questo<br />
interesse nato con la tesi di laurea si potrebbe considerare poi una traccia sotterranea che produce un<br />
impulso costante a fare i conti con questi, come dire, fantasmi kafkiani, con il fantasma dell’angoscia,<br />
con il fantasma di un mondo irrazionale, con lo scacco della ragione di fronte all’incomprensibilità del<br />
mondo. Ma nello stesso tempo Sgorlon ne ha fatto una sfida, la sfida di un nuovo umanesimo. È come<br />
per venire a una nuova poetica che superi questa poetica kafkiana. E, abbiamo sentito, qui c’è l’apertura<br />
ad un nuovo orizzonte dovuta a un altro grande tedesco che è Thomas Mann. E non sarà soltanto il<br />
Thomas Mann di Tonio Kröger, e non sarà ovviamente soltanto il Thomas Mann dei primi romanzi, del<br />
Buddenbrook. Sarà soprattutto il Thomas Mann della grande tetralogia Giuseppe e i suoi fratelli: un’opera<br />
colossale, sono oltre 2500 pagine, ispirata al rapporto biblico, e in cui Thomas Mann, negli anni<br />
’20 e ’30, prima e dopo il suo esilio dalla Germania nazista nel 1933, si misura con il grande testo biblico,<br />
con la storia anche dell’ebraismo; ma si è occupato a fondo anche di problemi di psicologia del profondo,<br />
e ha anche uno spiccato interesse verso Jung, verso il mito e verso l’archetipo (c’è un carteggio<br />
con Kerényi, uno studioso ungherse del mito), c’è un interesse verso la psicologia junghiana. Ora, che<br />
cosa impressiona Sgorlon di questa grande psicologia? Qui c’è uno scritto molto interessante sulla te-<br />
3 Ivi, pp. 110-111.<br />
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