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121228-sgorlon - Udine Cultura

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maison dell’antenato russo, di nobili natali e nel castello, anzi lo Schloss, in cui abitò una nobildonna,<br />

resa memorabile per via della sua relazione con Massimiliano d’Austria.<br />

Analogamente, le figure femminili rimangono una costante indelebile poiché Magdalena/Leni<br />

de L’alchimista degli strati appare indubbiamente come una prosecuzione del personaggio di Margherita<br />

ne Gli dei torneranno. Le donne <strong>sgorlon</strong>iane si stagliano come depositarie di una sapienza in grado<br />

di cozzare contro i pregiudizi incalliti e di sublimare il dilagare del male grazie al dono dell’ospitalità<br />

che assume nella fattispecie il volto di un eros non scisso dalla pietas/agapé, vale a dire di un amore<br />

sensuale che non reifica l’amato ma esprime letizia, gratuità e profondo rispetto nei suoi confronti.<br />

Altre figure maschili, stavolta, essenziali nell’intreccio de Le sorelle boreali e de L’alchimista<br />

degli strati vanno annoverate come l’esemplificazione di due bersagli polemici di Sgorlon. Per un verso,<br />

gli araldi spregiudicati dell’infatuazione materialista ovvero dell’hybris come Spiro la cui rapacità immorale<br />

rammenta l’Etienne de La fontana di Lorena ; per l’altro verso, i fanatici seguaci di una religione<br />

o dediti alla violenza come Ismael che presenta non poche attinenze con il Burlak de L’armata dei fiumi<br />

perduti e con Branko Bosnič de La malga di Sîr. Tali figure vanno annoverate fra gli antagonisti che intralciano<br />

il dispiegarsi dell’ospitalità.<br />

Per quanto riguarda le specificità di quest’ultima narrativa <strong>sgorlon</strong>iana, va osservato innanzitutto<br />

il dileguarsi dell’abbarbicamento friulano che diventa labilissimo, e a questo riguardo non è casuale<br />

se scompare quasi interamente l’eteroglossia cui erano improntate non solo le opere inaugurali, ma<br />

anche quelle più tardive, quali Il costruttore. Non appaiono più elementi onomastici, toponomastici o<br />

idiomatici che ribadivano l’ambientazione friulana. Semmai, ne L’alchimista degli strati, prevale un accenno<br />

abbastanza nitido alla componente germanofona del Südtirol/Alto Adige che assume talora un<br />

risvolto narrativo non trascurabile nell’involucro di mistero che avvolge tanto il castello di Rosenkrug,<br />

spazio sovradeterminato dell’ospitalità, chiamato Schloss, quanto la sua ospite Leni insieme alla sua<br />

antenata, insignita del titolo di Gräfin.<br />

L’altra originalità, sempre ne L’alchimista, che colpisce il lettore, sta nella gemellità in certo<br />

qual modo elettiva che lega i due protagonisti maschili Martino Senales e Abramo Fusswi. Oltre all’interesse<br />

comune per una scienza che non esclude altre forme di conoscenza cosmica e tellurica, donde<br />

il titolo dell’opera, i due amici, uno italiano, l’altro arabo, si ospitano a vicenda ed amano le stesse<br />

donne. In uno scenario convulso per via dell’esodo delle popolazioni diseredate provenienti dall’Africa<br />

e dall’Asia e delle guerre miranti al controllo dei giacimenti petroliferi, il vincolo inscindibile tra Martino<br />

e Abramo, la cui simbologia onomastica non è certamente casuale, appare come il concretarsi di<br />

un incontro interculturale.<br />

Quello che si potrebbe chiamare il tropismo ospitale funge da chiave di lettura de L’alchimista<br />

degli strati poco dopo l’incipit con una battuta apparentemente innocua che assume la valenza di una<br />

sineddoche, di una spia pars pro toto anzi di una mise en abyme dell’intero romanzo.<br />

«Ma certo. Anzi, ti posso ospitare in casa mia...» 2<br />

Essa interviene nel momento in cui i due personaggi di Martino e Abramo festeggiano la specializzazione<br />

e si stanno accomiatando da Karen. Rammentiamo che proprio costei aveva offerto la<br />

propria ospitalità ai due amici i quali, lasciata la ragazza, hanno paradossalmente rinsaldato il legame<br />

d’amicizia. Sin da questa fase diegetica, si colgono gli eventi in nuce che coinvolgeranno Martino e<br />

Abramo. Karen è tutto sommato la donna pronuba che anticipa non solo le altre donne dei protagonisti,<br />

2 Carlo Sgorlon, L’alchimista degli strati, Milano, Mondadori, 2008, p. 20

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