You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
24<br />
uomini guardando a una nuova dimensione dell’esistere. In lui si sommano tutti i grandi progetti dei<br />
personaggi di Sgorlon, e tutte le imprese eroiche che vanno nella direzione di una profonda revisione<br />
dei parametri con cui si intende il mondo. Sgorlon aveva bisogno della natura eterna e intoccabile del<br />
racconto fiabesco per elaborare i suoi complessi messaggi di interprete del mondo attuale (interprete,<br />
cioè ermeneuta, cioè figlio di Hermes). Quando, nell’ultima parte del romanzo, l’abbazia e la stamperia<br />
con cui gli adepti diffondono le loro pubblicazioni vengono distrutte dal fuoco, Ermete riesce a superare<br />
subito la fase dell’angoscia e a riprogettare il futuro per sé e per i suoi compagni d’avventura. Da<br />
giovane, Ermete aveva salvato dall’incendio una grande nave sulla quale lavorava come ufficiale, e ora<br />
questa stessa nave serve per distrarre gli amici mentre lui, da solo, pensa alla ricostruzione. Si tratta di<br />
un passaggio ancora una volta mitico-fiabesco, dove l’eroe si fa carico di un nuovo inizio grazie a forze<br />
immense che gli consentono di superare la crisi sua e della sua comunità di appartenenza. Così l’abbazia<br />
rinasce dalle ceneri e diventa una nuova casa editrice adatta a diffondere grandi testi di spiritualità.<br />
In questo modo lo scrittore accenna anche alla sua stessa operazione, il romanzo parla della possibilità<br />
di far ritornare in vita un mondo intellettuale lontanissimo dai nostri tempi. Sgorlon non può rinunciare<br />
a questa sigla utopica che probabilmente sentiva con molta intensità. Così come non poteva chiudere<br />
le imprese del suo ultimo eroe se non nel pensiero della morte e dei cicli cosmici che si succedono<br />
nell’eternità: “Un giorno era nato, un altro sarebbe morto su questa astronave per noi immensa, ma<br />
piccolissima nei confronti dell’universo, chiamata Terra, che corre a oltre centomila chilometri all’ora<br />
dentro il labirinto sconfinato dello spazio, verso un porto che nessuno conosce”. 9 La festa del racconto<br />
non ha paura di guardare direttamente alla fine, dal momento che nell’ottica del tempo carnevalesco<br />
c’è continuità tra morte e rinascita, costruzione e distruzione, e il mondo degli uomini può essere osservato<br />
dall’esterno, come un oggetto definito: il narratore, con un’ultima immagine, ci fa sentire qual è la<br />
strada che resta ancora da percorrere prima di arrivare a nuove verità.<br />
Nota<br />
Mi fa piacere qui ricordare che Sgorlon mi chiese di scrivere i risvolti dei suoi ultimi romanzi, in particolare Il velo di Maya, Le sorelle<br />
Boreali e Il circolo Swedenborg. Questo onore derivò dall’amicizia nata tra noi dopo la presentazione, fatta a Bologna, alla<br />
Biblioteca dell’Archiginnasio, del Processo di Tolosa.<br />
9 Op. cit., p. xxxx