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121228-sgorlon - Udine Cultura

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ipotesi. Si tratta di uno spunto molto interessante che apre una sorta di ‘passerella’ tra i due opposti<br />

mondi di Sgorlon e di Pasolini, proprio nel segno del mito.<br />

Sgorlon torna alcuni mesi dopo sulle interpretazioni di Zigaina, in occasione della pubblicazione<br />

del nuovo volume Pasolini tra enigma e profezia. 34 Come chiarito preliminarmente, Sgorlon nell’intervento<br />

questa volta dà meno credito alle tesi di Zigaina, anche perché di fatto esse costituiscono una<br />

oltranzistica e secca riproposizione delle vecchie argomentazioni. E giustamente Sgorlon coglie nelle<br />

risentite e assolutistiche pagine del pittore una certa asprezza nei confronti di alcuni critici pasoliniani,<br />

restii ad accettare in toto le formulazioni dello stesso Zigaina. Sgorlon correttamente rileva che l’opera<br />

di Pasolini deve essere considerata nel quadro complessivo della letteratura italiana del Novecento;<br />

da questo punto di vista Pasolini è un “artista tra molti”, che deve essere affrontato serenamente e attentamente<br />

con i tradizionali ferri del mestiere del critico: non può ricevere un trattamento privilegiato,<br />

quasi si trattasse di un unicum.<br />

A ragione Sgorlon coglie le motivazioni personali e autobiografiche di Zigaina che condizionano<br />

le sue ricerche, con la ferrea convinzione di aver scoperto “la vera chiave per leggere Pasolini”. Il narratore<br />

friulano parla del libro di Zigaina come di un “giallo interpretativo”, in cui però le dimostrazioni<br />

“sono tanto suggestive quanto, in pari tempo, soggettive.” 35 I tasselli e le tracce proposti da Zigaina<br />

sono spesso affascinanti ma inverificabili: Sgorlon, pur riconoscendo l’abilità straordinaria del pittore,<br />

osserva che il grande quadro (per la sua intima fragilità) somiglia alla “costruzione di un castello di<br />

carte.” 36 Sgorlon propone allora un’osservazione molto interessante. Pasolini, secondo una dichiarazione,<br />

avrebbe manifestato ‘fastidio’ (o malessere) per il fatto che dopo la sua morte gli uomini, la storia,<br />

la vita avrebbero tranquillamente continuato ad esserci. Questa osservazione ricorda un passo di alto<br />

valore tematico, psicologico e strategico del romanzo di Ferdinando Camon Occidente (1975). Sono di<br />

fronte Franco, il leader della Cellula Nera e lo psicoanalista:<br />

«Ecco, è questo il mio problema. Io... non riesco a sopportare di morire... naturalmente. Voglio dire<br />

che la morte naturale, mia o degli altri... ma mia specialmente, mi è intollerabile. Non riesco a rassegnarmi<br />

all’idea della morte... del mio corpo morto... fermo... mentre tutti gli altri vivono, e si muovono.»<br />

«Mi precisi bene questa idea... anche se le è doloroso,» aggiunse questa riserva perché in verità<br />

adesso Franco aveva ripreso ad agitarsi torcendosi le mani o coprendosi la bocca con la mano destra,<br />

sicché parlava come nascosto; in certi momenti, sembrava sul punto di alzarsi e camminare, come<br />

se l’immobilità del proprio corpo gli fosse insopportabile come un’improvvisa paralisi. «Cioè mi dica, se<br />

lo sa... giacché mi pare che lei abbia pensato a queste cose più di cento volte al giorno... qual è il peso<br />

che non regge, del dopo-morte... l’idea che gli altri – il mondo insomma – vivranno ancora?»<br />

«No, non il mondo... il mondo no. Voglio dire che sparire, così... essere calato... dentro un mondo<br />

che vive, mi è piacevole. Riesco a pensarci, vede, senza che il pensiero balzi indietro. Ma gli uomini...<br />

anche gli uomini, che vivano, mi fa piacere... mi commuove. Ma che facciano qualcosa... questo<br />

no, questo è assurdo.»<br />

«Quali cose, per esempio?»<br />

«Che comprino i giornali, ecco. Che i giornali abbiano la data del giorno successivo a quello<br />

della mia morte. Che tutto ciò che ci sarà scritto, sarà sempre ignoto a me. I giornali, da quel giorno, e<br />

34 giuSePPe zigaina, Pasolini tra enigma e profezia, Venezia, Marsilio, 1989.<br />

35 Carlo Sgorlon, Pasolini è a pezzi (e dappertutto), cit.<br />

36 Ibidem.<br />

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