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icastica immagine di Pasolini che “carico di tutte le negatività del nostro tempo” è costretto a gridare<br />
contro tutto e contro tutti “fino a scorticarsi la gola.” 10 Attraverso questi e altri passi Sgorlon, pur ribadendo<br />
un suo saldo punto di vista, si accosta a una tematica ricorrente, quella del ‘Pasolini profeta’.<br />
Si tratta di un tema e di un’immagine che sono largamente presenti negli orientamenti della<br />
critica e nell’atteggiamento dei lettori. Le modalità improvvise e drammatiche della morte di Pasolini<br />
hanno interrotto, con un taglio netto e risoluto, un’attività ampia e febbrile, lasciando, per forza di cose,<br />
come vivida immagine quella dell’ ultimo Pasolini, polemista disperato di fronte all’universo orrendo. 11<br />
Ma questo è uno solo dei molti volti dello scrittore, che invece è caratterizzato proprio dalla vastità ed<br />
eterogeneità dei suoi interessi, dei suoi linguaggi, delle sue culture.<br />
Questa violenta cesura finale ha condizionato i percorsi della critica, impedendo spesso una serena<br />
parametrazione che illustrasse adeguatamente le singole tappe del lungo iter dell’artista, creando<br />
invece un notevole squilibrio nelle interpretazioni. È anche da questo punto di vista che va affrontata o<br />
riaffrontata tutta la tematica critica del ‘Pasolini profeta’.<br />
Carlo Sgorlon si è accostato, a mio avviso, con grande equilibrio, prudenza e saggezza a questo<br />
ordine di problemi. Indubbiamente negli ultimi anni della vita di Pasolini prevale una curvatura cupa,<br />
una considerazione opprimente dell’universo orrendo. Da questa angolazione la drammatica riscrittura<br />
distruttiva (e autodistruttiva) delle poesie friulane de La meglio gioventù 12 assume certo un valore<br />
testamentario. E se Pasolini aveva sicuramente colto, anche in termini antropologici, tutti i segnali del<br />
degrado della realtà italiana, bisogna riconoscere parallelamente che anche lui era cambiato.<br />
La discussione ritorna dunque nei termini e nei caratteri della ‘profezia’ di Pasolini. Giustamente<br />
Sgorlon constata che a Pasolini si attribuiscono con grande superficialità troppe cose, estrapolando<br />
scorrettamente una frase o una battuta da un’opera ‘totale’, magmatica, aggrovigliata, contraddittoria.<br />
Il narratore friulano contesta, ad esempio, l’unilateralità della denuncia pasoliniana contro il Palazzo.<br />
Qui, a mio avviso, invece Pasolini colpisce proprio nel segno con l’individuazione di una parola/concetto<br />
(Palazzo), che non a caso è diventata parte di un lessico e di un comune sentire negli anni e nei decenni<br />
successivi. Lo scrittore infatti colpiva la separatezza di una zona della società italiana, quella che oggi<br />
si chiamerebbe, più o meno propriamente e correttamente, ‘la casta’. E non è, a mio parere, possibile<br />
pensare a un Pasolini che metta sotto accusa tutte le forze politiche in un alone qualunquistico, senza<br />
sottolineare le precise e concrete responsabilità di chi sta al governo e al potere.<br />
Pur con accenti critici Sgorlon individua nell’estremismo una delle caratteristiche della personalità<br />
di Pasolini: da questo punto di vista sappiamo quale legame fortissimo ci sia in lui tra edonismo<br />
linguistico, narcisismo, disperata vitalità, populismo. Sgorlon rileva la contraddizione tra l’aver detto e<br />
fatto tutto e la qualifica di ‘profeta’: “Il profeta infatti solitamente fa e dice una cosa soltanto, e tutte le<br />
altre sono sempre compatibili con essa. Percorre una strada sola, non dieci, che vanno in tutte le direzioni<br />
della rosa dei venti.” 13 Io credo che questo equivoco nasca proprio dall’effetto di riverbero dell’ultimo<br />
Pasolini sulle fasi precedenti del suo iter culturale, ideologico e artistico, come già si diceva. Non<br />
è un caso che molto spesso negli interventi di Sgorlon l’attenzione si sposti sulla critica, sugli interpreti<br />
di Pasolini. Il narratore friulano, con grande attenzione e obiettività, riconosce il valore di alcune opere<br />
10 id., Nel caos dell’inquietudine, cit.<br />
11 Poiché (come è noto) con i ‘se’ si fa davvero la Storia, immaginiamoci per un attimo ‘virtualmente’ un Pasolini che si spegne<br />
a poco a poco nella serena vecchiaia e abbandona progressivamente piano piano la sua attività artistica. L’immagine<br />
complessiva dello scrittore sarebbe stata tutta diversa.<br />
12 Pier Paolo PaSolini, La nuova gioventù, Torino, Einaudi, 1995.<br />
13 Carlo Sgorlon, Pasolini, un’autorità di profeta? , cit.