SCRITTI - Franco Battiato Archive
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Una voce da sacerdote di “mestiere”, una voce da messa,<br />
ora più alta, ora più bassa, ora chiara, ora appena<br />
un brontolio, biascica:<br />
“…quod potius igniominiose, quam juste habendos<br />
nos dixerit a chatolica fide suspectos, quam<br />
nos, teste supremo judice, in omnibus et singulis,<br />
ejusdem articulis secundum universalem Ecclesiae<br />
disciplinam et approbationem per Romanam Ecclesiam,<br />
et symbolum firmater credimus et profitemur<br />
simpliciter” (Lettera di Federico diretta nel<br />
1246 ai prelati, ai nobili e al popolo di Inghilterra, dopo<br />
la sua condanna e deposizione pronunciata alla presenza<br />
e per opera di Innocenzo IV dal concilio di Lione).<br />
(Nel frattempo Ibn Sab’yn risponde a Federico, la sua<br />
voce è un sussurro. Ai limiti del silenzio, come tutte le<br />
cose degne)<br />
Ibn Sab’yn<br />
Io ti ho ingiuriato e vilipeso nelle mie risposte,<br />
Federico. Ma ora hai bisogno della mia dolcezza.<br />
Voglio carezzare il tuo intelletto, Federico, con<br />
tenerezza di donna… Non Dio è la morte, ma la<br />
morte è Dio. Morendo ci sciogliamo in lui come<br />
nell’abbraccio delle nostre donne nelle notti di<br />
desiderio.