SCRITTI - Franco Battiato Archive

da una sua teoria, che chiamava ‘della cristallizzazione’.
Lui fa parlare un suo personaggio, il
quale, scorgendo i due che stanno seduti accanto a
lui in una carrozza, un ragazzo e una ragazza, si
accorge che fra di loro c'è ‘qualcosa’. Ma, dice, non
diciamola, perché altrimenti cresce, si sviluppa,
diventa qualcosa a sé. Era l'amore in quel caso.
L'esercizio della parola è un esercizio complesso;
non è soltanto descrittivo ma è anche enfatico, dà
sangue e linfa alle cose di cui ci si occupa. Direi,
che la mafia è una di quelle cose che non bisogna
"nominare invano”.
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La retorica non ci serve più. Se vogliamo che l'economia
mafiosa sia un'esistenza temporanea, se
vogliamo una Sicilia che non ha più bisogno economico
della diabolica mafia, non possiamo stare a
contemplarla come una statua immobile. A un
intellettuale si chiede di combatterla in un altro
modo. Il problema non è l'esistenza della mafia: è
la valutazione che se ne fa. Perché c'è tutto questo?
Non cade dal cielo, è un fenomeno economico
ben radicato. E allora gli intellettuali producano
buone opere, i birrai facciano buona birra: inutile
cogitare tutti quanti di mafia, perdere tempo a
parlarne. Lavorare il proprio giardino, alla Candide.
Tu cancelli le ombre della mafia operando più
di lei, meglio di lei, opponendo il tuo lavoro al suo.