SCRITTI - Franco Battiato Archive
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non possedersi più essi stessi. Poiché tutto questo<br />
altro non è se non una forma di intemperanza, una<br />
infermità, una sregolatezza dello spirito, un inaridimento<br />
del cuore, una miserabile schiavitù che<br />
non ci lascia l’agio di pensare a noi stessi...”. Il disgusto<br />
della frivolezza che Bossuet ci comunica<br />
non risparmia il lusso dello stesso spirito. Ci sentiamo<br />
dei barbari coi nostri libri, degli idolatri coi<br />
nostri quadri. Subiamo la tentazione delle nostre<br />
teorie, per cui sbaviamo. Bossuet ci induce a sospettare<br />
la fascinatio nugacitatis persino nell’amore<br />
più casto, nell’ ‘amore per la verità’. Anche questa<br />
dunque una tentatio concupiscentiae? Una critica<br />
degli occhi è indispensabile. Bisogna compensare<br />
la delizia di questo senso con la parte del diavolo.<br />
Questi occhi avidi, mai sazi, inseguono le minute<br />
volute delle cose, e si ingozzano di precarie immagini.<br />
Per una parte la vista è inutile. Per questa<br />
parte Bossuet è implacabile: ritira i tuoi occhi da<br />
queste cose illusorie, egli comanda. Sdegna questi<br />
maliziosi allettamenti, egli aggiunge. E infine:<br />
“Non amate il mondo dove tutto è illusione e corruzione<br />
della concupiscenza degli occhi”. In questa<br />
teoria della vista si inseguono elementi che assegnano<br />
al mondo quella parte che il nostro orgoglio<br />
conferma. Noi siamo superiori al mondo.<br />
Insomma l’orgoglio dello spirito ci sembra indiscutibile<br />
e perverso. Bossuet vede solo la perversione.<br />
Qui chi scrive dissente. La caduta dell’uomo<br />
consiste principalmente nell’orgoglio,<br />
scrive Bossuet. “Precipitando dall’alto e decadendo