SCRITTI - Franco Battiato Archive
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Attraverso questi atti che evocano dunque lo spazio,<br />
attraverso questi atti iniziatici, si apprende<br />
man mano l’atto del mostrare. Solo ora si può<br />
guardare. Ciò che c’è emerge dunque dal mostrare.<br />
Se non si mostra il mostrare stesso non si può<br />
“guardare” nulla perché nulla si può “vedere”. Solo<br />
dopo che si è mostrato il mostrare, solo assieme al<br />
mostrarsi del mostrare, si comincia finalmente a<br />
vedere. Solo allora c’è “mostra”.<br />
Una ragionevole domanda di Heidegger – “La<br />
scultura corrisponde (...) alla conquista tecnicoscientifica<br />
dello spazio?” (Die Kunst und der Raum)<br />
– pone non trascurabili problemi. Mentre, nello<br />
stesso tempo in cui lo spazio si affermava con<br />
Galilei e Newton, la letteratura indietreggiava<br />
davanti ad esso – Corneille, ad esempio, parla solo<br />
una volta delle stelle, nel Cid, e Racine solo una<br />
volta del sole – l’arte figurativa si rende conto di<br />
essere arte spaziale. In un primo tempo sembra<br />
che contenda lo spazio allo spazio. In questo senso<br />
essa partecipa alla “conquista” dello spazio.<br />
Ma in questa lotta un quadro, una scultura, alla<br />
fine perdono. Alla fine lo spazio li inghiotte. Se<br />
essi vogliono contendere lo spazio allo spazio non<br />
possono che perdere. Ma se si abbandonano allo<br />
spazio, allora essi vincono assieme allo spazio.<br />
Perché un giorno tutto sarà spazio.<br />
Abbiamo immaginato questa analisi. Un quadro<br />
occupa lo spazio la cui intelligibilità ne resta lesa.<br />
Ne deturpa la purezza. Ma l’atto di occupare è<br />
l’atto stesso di esistere. Senza quest’atto il quadro