SCRITTI - Franco Battiato Archive

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Federico Il nascere e il morire sono i due momenti unicamente reali. Il resto è sogno interrotto da qualche insignificante sprazzo di veglia. Tutto ciò che ho fatto? Vuoti gesti, gusci senza polpa. Agivo? Mi agitavo, piuttosto. Solo ciò che dicevo era eterno. Solo la parola resta. Cosa rimane del mio impero se non le parole di cui era fatto? Eterna essenza del teatro! Esso divora distanze e unisce le cose più lontane e di individui chiusi e sprangati in se stessi, di eventi sparsi e senza nesso, se non quello che piace a Dio, fa una farsa o una lunga lagna, in onore di chi poi non si sa. Sulla scena del mondo appariamo e spariamo, come il mestruo delle giovani o come in questo teatro e tutti vogliono sapere perché. Quando la scienza, ad onore del vero, ci insegna che esso è solo un balbettio di bambini. Ma cosa unisce un agnello sgozzato, il volto della mia donna, i miei due maestri, il mio levriero, la merda dei miei cavalli e il qui presente? Cosa di questo immane coacervo fa un levigato specchio in cui si può specchiare persino un sorriso? Cosa tiene assieme insomma questo pasticcio? Cosa tiene unito, spero con benevoli lacci, ciò che su questa scena si è andato svolgendo (se pure qualcosa si è svolto)? Lo sguardo. Lo sguardo di Dio o di un nano basta perché ci sia spettacolo. E per gli Dei, solo spettacolo è la Terra, e il sidereo, e me e gli altri e questa scena…
Federico L’accostamento alla morte Voglio accostarmi alla morte come al mio vino. E gustarla… Fui nemico ad entrambi, a Dio e alla morte. Essi sono Uno e una fu la mia inimicizia. Allargai un impero per allargare me stesso. Per non offrire alla morte un piccolo bersaglio. Il mio impero era il mio corpo. Si, per scongiurare Dio e la morte, mi creai un impero. Anche a Dio è difficile distruggere un impero. Che strano però! Nell’atto di morire scompaiono i confini. L’impero che cercavo, l’impero senza confini, è Dio dunque? Voce Mi immergo con voluttà nel felice mare della mortalità Nell’assenza perfetta Soprano e coro Voglio morire interamente nessun residuo che non si sciolga nell’abyssus abyssum del Niente. Coro Che il niente lo accolga
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phicum, chiama il ‘carnage’ opp
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pratica, inferto alla storia stessa
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faceva l’amore, pensò che sarebb
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‘libertà’ né alcun mondo migl
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losofica le uniche regole che valgo
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tutta una tradizione di puri adorat
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non possedersi più essi stessi. Po
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non si cambia per essere migliori
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assicura quella unità su cui opera
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dello spazio. Non come prima, però
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Attraverso questi atti che evocano
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un quadro ha questa forza di lacera
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fu forse un allucinazione di Napole
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vincere che riprodurre l'imperfezio
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Nota introduttiva ‘Franco Battiat
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Sottili turbamenti ‘Il colore del
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ganciare il lettore, e questa volta
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assoluto sdegno dell'umano. E l'ide
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considerarlo all'interno della nost
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occhi o lo ingerisci muori o resti
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di pochissimi. Già il fatto che si
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C’è dolore quando si esce dal pe
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Professore, quando nasce il suo amo
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Questo episodio mi ricorda una sua
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che i tempi hanno reso burlesca: qu
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primordiali. Riaccende vecchi rappo
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alla borghesia. Oggi la stupidità
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o non riguarderà soltanto i cantan
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temporaneità con Dio che ha un Kie
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E perché no? Lasciamola diventare
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La filosofia occidentale legata all
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in una società di cui condivide il
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hanno votato nelle ultime elezioni
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chiamo di case editrici, a parte Se
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essere nelle mani di noi stessi, e
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trebbe addirittura affermare che il
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da una sua teoria, che chiamava ‘
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do. Ma quando si arresteranno tutti
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terreni diversi è un segno di abba
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iflessione. Ma per il ragazzo, per
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