SCRITTI - Franco Battiato Archive
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faceva l’amore, pensò che sarebbe diventato padre... È<br />
perciò verosimile che egli abbia richiamato alla mente<br />
il pensiero della morte del padre, il cui concetto esprime<br />
la relazione col figlio. Ora, dall’idea del parricidio che<br />
si trovava nella sua immaginazione furono modificati<br />
gli spiriti i quali, essendo forma del seme, lo contaminarono<br />
con la medesima immagine perversa. Perciò ne<br />
nacque un feto, affetto dal desiderio di uccidere il padre.<br />
E così per una lunghissima serie di ragni continuarono<br />
i parricidi”. De admirandis Naturae reginae<br />
deaeque mortalium arcanis, Lutetiae MCDXVI<br />
– Dial. XLIX p. 343, trad. it. F.P. Raimondi – L.<br />
Crudo, Galatina 1990, p.377). Nessuna religione<br />
dunque: ma con ciò Vanini non è su posizioni<br />
‘anticipatrici’ di quell’illuminismo che dà luce ma<br />
non brucia. Non è per far posto alla ragione (laddove<br />
questo aspetto vien fuori, è debole) ma niente<br />
può e deve ‘legarci’ ad una Natura matrigna e<br />
ostile, a questo ‘divertente’ giuoco di vita e di<br />
morte. È qui che si deve far ricorso all’empietà come<br />
specifico concetto se si vuole veramente capire<br />
la posizione di Vanini. Per empietà non si intende<br />
sic et simpliciter, la negazione della creazione del<br />
mondo e della Provvidenza, della spiritualità dell’anima<br />
e della sua immortalità, la distruzione<br />
della credenza ai miracoli, insomma tutti gli intingoli<br />
del libertinismo erudito. Empietà in questo<br />
senso è solo un concetto polemico, un concetto<br />
negativo. In Vanini essa si precisa invece come<br />
uno stato degli affetti, come un atteggiamento<br />
davanti a Dio. La corona delle sue riflessioni è la