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Goceano: i segni del passato - UnissResearch - Università degli ...

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costa centro-occidentale (Golfo d'Oristano) all'interno, in direzione,<br />

pure, <strong>del</strong>la piana di Ozieri e <strong>del</strong> retro terra olbiense, secondo uno schema<br />

lucidamente evidenziato dal Barreca nel 1986. A ciò rispondono limitati,<br />

ma significativi trovamenti come i frammenti di bucchero etrusco dai<br />

pressi <strong>del</strong> Nuraghe Erismanzanu di Esploratu, i fittili vascolari di tipo<br />

fenicio (con significativo riscontro con quelli rinvenuti nel 1989 in agro<br />

di Orani, in localita Sa Turre) individuati nel Nuraghe S'Aspru di<br />

Benetutti, tutti riferenti si a fasi di contatto arcaico (VII-VI sec. a.C. per il<br />

primo caso; VIII-VII per il secondo). Tali "<strong>segni</strong>" si inquadrano<br />

nell'ambito composito di echi e contatti transmarini attestati, per referenze<br />

da tempo e autorevolmente richiamate (Massimo Pallottino e<br />

Giovanni Lilliu) all'ambito urarteo, nel toro bronzeo androcefalo da<br />

Santu Lesei, rinvenuto non lontano da Osidda, nei pressi di Nule. Nella<br />

zona di immediato contorno di quest'area le testimonianze consimili<br />

abbondano come la brocchetta bronzea askoide da Inza Frades, nei pressi<br />

<strong>del</strong> Nuraghe Ruju di Buddusò, i fittili e il bronzetto di influsso (o provenienza)<br />

orientale da Nurdole (Orani) per citare siti e materiali di più<br />

recente acquisizione. Né va sottaciuto il riuso con materiali punici <strong>del</strong>la<br />

necropoli preistorica di Molia-Illorai che mostrano, con i tesoretti monetali<br />

punici rinvenuti nel <strong>Goceano</strong>, la persistenza di un'antica via di penetrazione<br />

nel segno di antiche e ininterrotte frequentazioni semite.<br />

2.4.2. Il ripostiglio monetale punico di Bultei (Francesco Guido)<br />

L'esecuzione di lavori agricoli in una località denominata Salaro, in<br />

agro <strong>del</strong> comune di Bultei, nel 1934, porta il signor Gavino Falchi (tale è<br />

il nome <strong>del</strong> rinvenitore) a raccogliere nella terra "due piccoli rozzi<br />

vasetti di terracotta, fatti a mano, di tecnica indigena", contenenti n. 292<br />

monete di medio modulo di età punica.<br />

Il trovamento di questo tesoretto induce il Taramelli, l'attento studioso<br />

che per primo lo esamina, a vedere in questo una prova <strong>del</strong>lo<br />

svolgersi di traffici commerciali tra le genti puniche dei centri costieri e<br />

i Sardi <strong>del</strong>l'interno <strong>del</strong>l'isola.Per quanto di mediocre conservazione, le<br />

monete sono apparse tutte classificabili.<br />

Costituiscono il termine cronologico più alto, nel complesso, due<br />

esemplari con albero di palma/protome equina, che gli studi più recenti<br />

attribuiscono non più a zecca siciliana, bensì cartaginese, e collocano<br />

nella prima metà <strong>del</strong> IV secolo (Manfredi 1990).<br />

La maggior parte dei coni presenti nel ripostiglio appartiene a zecca<br />

sardo punica (?) (serie I A <strong>del</strong>la classificazione proposta dal Forteleoni)<br />

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