Goceano: i segni del passato - UnissResearch - Università degli ...
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gnato; pertanto non si può credere che l'intagliatore si sia ispirato a<br />
quest'ultima figura per il suo simulacro seicentesco di dimensioni inferiori<br />
al vero.<br />
S. Gavino <strong>del</strong>la parrocchiale di Illorai ha un'intonazione provinciale<br />
settecentesca con un'irresistibile espressione languida nel volto e un<br />
descrittivismo dettagliato nella veste di guerriero romano.<br />
Autentica vena autoctona, sottolineata da un'inclinazione per illessico<br />
popolaresco, si scorge nel S. Giorgio a cavallo (Fig. 33) mentre uccide<br />
il drago (Anela, proprietà privata); le forme un po' goffe, schematiche e<br />
rigide infondono al complesso equestre una qualità espressiva eccezionale,<br />
tanto da fame il paradigma di un patrimonio plastico ligneo sempre<br />
più difficilmente rintracciabile in Sardegna. Questa produzione, trascurata<br />
dagli studiosi, esige per contro un'inventariazione e un adeguato<br />
recupero fisico e culturale <strong>del</strong>le opere. Si è di fronte ad un'arte<br />
"minore" che si presenta come fenomeno specifico con modalità proprie<br />
di linguaggio, la quale richiede un impegno euristico indirizzato a<br />
chiarire il rapporto esistente fra il popolare demologico, legato alla storia<br />
sociale <strong>del</strong>l'espressività subalterna, e l'arte popolare semiologica,<br />
calata nelle strutture <strong>del</strong> linguaggio <strong>del</strong>le opere esistenti nel territorio.<br />
Se si volesse trovare la vera anima artistica <strong>del</strong>le genti isolane nei secoli<br />
XVII-XVIII si dovrebbe cercare qui, in questo mondo pastorale, connotato<br />
da simulacri che presentano volti ieratici, piani semplici e volumi<br />
non elaborati: sommesse testimonianze di una statuaria devozionale<br />
dalle forme ingenue, tenere e commoventi per l'autenticità <strong>del</strong>lo spirito<br />
con la quale furono create. Nell' Anglona, nel Logudoro, nella Nurra e<br />
nella Gallura sono rari gli esempi di questo genere, l'indagine andrebbe<br />
estesa al Nuorese dove la ricerca specifica non è ancora iniziata.<br />
Purtroppo in <strong>passato</strong> l'attaccamento a tali opere ha fatto sì che molti<br />
parroci non prestassero la dovuta attenzione ai fondamentali problemi<br />
conservativi, affidandone il risanamento ad incompetenti. Improvvisati<br />
"restauratori" hanno posto zelantemente spessi strati di vernice su<br />
opere compromesse dai tarli, senza alcun rispetto per le cromie originarie.<br />
Più che risanare si è trattato di celare guasti e lacune, alterando arbitrariamente<br />
quanto era stato trasmesso dagli artefici dei quali non si<br />
conosceranno mai i nomi.<br />
Campiture di colore acido rivestono indifferentemente crocifissi,<br />
madonne, santi, sante e martiri appiattendo ogni accenno di effetto<br />
chiaroscurale, ogni morbidezza d'incarnato, mostrando volti gessati,<br />
vesti, mantelli e corazze rozzamente appariscenti. E nonostante queste<br />
sculture risultino spesso più simili a marionette di teatro che a simulacri<br />
sacri, posseggono ancora un loro fascino; esse sono il prodotto <strong>del</strong>la<br />
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