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c^si che fènfca pSù avefïîmo vinto la caufa. ; mi cou
tuito quefio, il confefTo, non poiTumo d.irci quefto van*
to , perché ne rimane a dimoftrare , che lo fteflTo effetto
non fi puô ottenere in altro modo. In fatti i
Faurorî del uflema contrario in fine accord a no, che
Pimprefïïone délia Pena di Morte fia aflfai forte » ed
anche la pf'ù forte , quindi che fia atta a prevenire
gli enormi delitti , ma con tutto ci6 non fi trovano
punto imbarazzati , giacchè dicono ; che egualmente
u arriverebbe a prevenirglî colla pena , che efll vorrebbero
fo (limita alla morte , vale a dire colla perpétua
/chia vitù . Non vi ha al eu no , dicono eflî , il quale
riflçtténdovi, fcieglier pofTa un perpetuo travaglio
unito a una totale, e perpétua perdita délia propria
libertà, per quanto avvantaggiofb efTer polfa un delitto
, quindi conchiudono , che l'intenfione délia—
pena di fchiavitù perpétua foftituita alla Pena di Morte
ha cio, che bafta per rimovere qualunque animo
determinato. A voler dunque terminare la quiftionc
conviene far vedere , che s'ingannano a partito , il
che di leggieri fi puo fare .
Uno Scrîttore probabilmente al levato negli aggî,
e nei comodi délia vita , e il quale forfè non ha_
provato aJtra fatica , che la piacevole del letterario
Gabinetto, puo dire , che l'efèmpio giornaliero di un
uomo condannato ad un perpetuo travaglio ha una
gran forza , poîchè i! génère di vita , ch* egli tiene »
fà che apprcnda tutto il pefo di quefta pena . Ma_
quelli, che la Giuftizia punifce giornalmente , non
fi .trovano certamente in quelle circoftanze • Sono milèrabili
già condannati dal loro flato a guadagnar/ï
il foflentamento col fudore délia fronte. Ora ognu-.
no vede, che il condannarli ad un travaglio perpe-