39EX.3LAIVENA 3DÏÎMORTE

o( 74 >
mente il furto, promove contro le medefitne . Egli
il meraviglia forte me ntc , e trova molto flra no, chc
il condanni fbltanto a una pena pecumaria uno y
il quale per efèmpio getti net proiondo del Mare.»
un Vafb d'argento per recar danno , c poi, che fi
condanni alla morte chi rubba lo fteffb Vafo, giac*
chè egli dice» che in tutti, e due i cafi il danno,
cbe ne rifènte il padrone è eguale . Ora io rifpon»
do, che fè queflo Giureconfulto folle ftato cosi va*
lente nella Giurifprudenza législative , -e nel diritto
politico , corne lo era nel diritto civile, « quindi
âveilè veduro, che nella determinazione délie pêne
lion fi dee fbltanto a ver riguardo al danno p&rtico»
lare, Che rifulta da ciafeun delitto, ma eziandio
alla facilita, che vi ha di commetrerlo v e cosi al
danno iinmenfb » che puo rifultare dalla ecceffiva
moltiplicazione del medefimo delitto » corne ho mo*
ftrato , che fi deve fare, non avrebbe fatto alcuna
meraviglia, e avrebbe ritrovate giufte, e ragionevoli
tut te, e due le accennare difpofizioni • I Legisla*
tori hanno veduto, che pochifiîmi farebbero ftati tentati
di gettare nel Mare un Vafo d'argento per dan*
neggiarc altrui, laddove a intiniti fàrebbe venuto il
defiderio di rubbarlo : e perù faviamente nel primo
cafb (1 fbno contentati di una multa, e ail 1 incontro
fbno ricorfi alla morte nel fècondo.
Un* altra ragione, che ha in dot ti parecchi Giu»
reconfulti a biafiuiare le leggi , che decretano la—
Pena 'di Morte contro i ladri > è ftata lo a ver cre*
duto non cflTere punto permeftb di condannare a—
morte chicchefîia per altri delitti, fuorchè per queili T
i quali erano puniti in quefta guifa dalla legge di
Mosè. Ora quefto c un errore non men grande «di