39EX.3LAIVENA 3DÏÎMORTE

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faftofc, c pcefèntandogli un facile penrimemo, e un*
qua/1 certezza di ererna félicita, diminuifca molto
l'orrore di quelfulrima trigedia. Ma io non (b,
ic quefto fi. vérifient, ne credo, che abbiano tanto
in mino onde prov irlo j giacchè non • c puffibile
di fcandagiiare il cuore di uno firellerato , allorchè
è difpofto a commet te re un delitto, e cosî in que»
fia incertezza alrnL porrebbe con rurra ragione ri*
rorcere l'argomcnro, e dire, che abolira la Pena
di Morte, lo fcellerato, il quale fi vedrà di dovere
perpetuamente condurre î fiioi giorni tra î ferri,
penièrà , che cio gli aprirà un bel campo di fare
una Junga penirenza , conlêguenremcme di acquiftarfi
i'crerna félicita, e perô di verra fèmpre più
in/ènfibiîe alia Pcna di Schiaviru . Ma ponghiamoi
che quefia luilngi di fàlvamenro diminuifca realmenre
agli occhi degli fcellerati diipofti a commet -
tere i delitti l'imprelTione del fupplicio, che eglino
fi afpertano : è cerro, che cio proviene da abufb
delJa Religione, giacchè è cerro, che quefia inu
vece di pre/èntare ad effi un facile pentimenco^
preiènta Joro ail* incontro la finale impenirenza ^
taie infatri è il terribile gafiigo, che la Religione
minaccia a turti quelli , i quali difFeri/cono il ravvedimenro
al fine délia vita , e i condannati alia
morre d'ordinario fi ritrovano in quefto cafb. Si
diftrugga adunque , dire io, quefto abufb délia Re-r
Jigione, il che fi puo fare di leggieri, fè f'inda-»
gheranno le cagioni , dalle quali pu6 nafcere(l e
quindi fi roglicranno di mezzo, cosi fi faccia in
modo , che nella mente degli fcellerati ftibentri un
principïo di difïidenza , c una quafi dilperazione
aella propria ialvezza alla lufinga di ottenerla f ,chf^
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