39EX.3LAIVENA 3DÏÎMORTE

I Q( SO )O
giaccbé pare, chc unov^it^ualc non c tratrenuro
dal timoré dcila fèmplicè mono»' non lo pofïk poi
elîere da quello di una: morte un poco più doloro-
ÛL : Ma te fi va più Goitre nell' efame , fi vedrè,
che la coià procède altrimenri. L'uomo terne la
> • morte non fblo, perché è 1a diflruzione del proprio
individuo , e per confèguenza di tutti i fuoi
piaceri-, di# tutti i fuoi progetri ^di turre Je fue in-
I clinazioni , in fbmma di quanro lo rende attaccaro
I t alla vica , ma eziandio , perché non puo rammentarfi
l'idea di una taie diiîruzione, fenzacchc a
quefta idea fia congîunra que lia del dolore, cofà
' ch' egli tanto abborrifce i Quanto più dolorofb ad unque
fàrà il génère di morte, à cui alrri crcderà
, 4di dovere eflere ailbggetraro, altrettanto più forte
.farà il timoré » che quella ifpirerà nel fuo cuore.
Cosî io pocrei citare l'efempio di parecchi, t- quali
fi fono dari fpontaneamente la' morte unicamentc
I per evirare una-morte tormentofà , e terribile, che
I foro fbp rafla va . Cosi noi veggiamo , che fra il nu-
I inero di quelli, i quali fono tormentati da cerri mcomodi,
che non hanno alrra probabilirà di fcampo
, chc in una operazione terribile, e fpaventora,
alcuni Ci adartano piutroflo a fbfFrire quelli incomodi,
febbene fie u ri di perire, .che di aflbggertaril
a una taie operazione. Se dunque é inconrraflabile,
che l'idea di una morte doloro/a è afTai più forte
fuil* animo umano dell' idea délia fèmplicè morte ,
I ^'l'uib del quale qui fi tratta r fembra pienameore
1 giuftiiîcato . In fatti fè da una parte egli è cerro ,
I che l'utile délia ibcietà efige, che fia no più tord
S gli oftacoli per allonranare gli uomini dai delitri,
a mifura , che quefli fono più nucivj," e fe per
Paîtra
k
11