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superiore, con i piedi raffermando la terra, tenendo stretto da ogni parte,
con le braccia sconfinate, lo spirito numeroso diffuso nell' aria, esso fu
tutto intero, in tutte le cose e dovunque".126
Appare evidente come la vicenda di Cristo, fattosi uomo per redimere
l'umanità, rinsaldando l'antica unità tra la terra e il cielo e gettando un
ponte tra il peccato originale e la possibilità per i giusti di salvarsi e
accedere al Regno dei Cieli, si sovrapponga perfettamente all'immagine
mitica dell'Albero della vita, rinnovandola.
Il tema si diffuse in Occidente anche attraverso il fenomeno assai
vasto del pellegrinaggio sui luoghi della passione di Cristo - come dimostra
un'ampolla del VI secolo conservata nel Tesoro del Duomo di Monza
e proveniente dalla Terra Santa - dove è rappresentata la scena della
crocifissione con la Croce-albero da cui si dipartono "rami" e in cui la
scritta che corre intorno all'immagine recita: "olio dell' Albero di Vita dei
santi luoghi di Cristo".
Il precedente iconografico più diretto del Lignum vitae è quindi quello
della "croce-albero" che ha i bracci in forma di rami rivolti verso l'alto;
a seconda poi che siano verdi e ricchi di germogli - come in alcune
miniature anglosassoni della fine del XII secolo - o nodosi e secchi come
in numerosi crocifissi 'dolorosi'l27 prodotti tra XIII e XIV secolo e d'origine
franco-renana - si privilegiava rispettivamente la metamorfosi in atto
del legno della croce in viride lignum, quindi la vittoria del Cristo vivo,
oppure il momento della sua massima sofferenza, la cui origine è ricordata
nel riferimento all'albero del peccato divenuto strumento di martirio.
126 Cfr. R. CANTALAMESSA, L'omelia "in S. Pascha" .dello pseudo-Ippolito di
Roma. Ricerche sulla teologia dell 'Asia Minore nella seconda metà del Il secolo, Milano
1967, p. 122-123, e TESTA, Il simbolismo dei giudeo-cristiani, op. cit., p. 288-293: p.
292.
127 Cfr. G. DE FRANCOVICH, L'origine e la diffusione del Crocifisso gotico doloroso,
in "Kunstgeschichtliches Jahrbuch der Bibliotheca Hertziana", 2, 1938, p. 143-261.
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