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Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi

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SEDUTA DI<br />

APERTURA<br />

SECONDA<br />

SEDUTA<br />

TERZA<br />

SEDUTA<br />

QUARTA<br />

SEDUTA<br />

QUINTA<br />

SEDUTA<br />

SESTA<br />

SEDUTA<br />

tutto sprecata la sua formazione, le sue competenze, gli sforzi economici<br />

delle famiglie e dello Stato e la vita stessa.<br />

Se si riflette sulla collocazione che nella geografia economica internazionale<br />

e persino nell’immaginario l’Italia ha assunto come Paese<br />

delle bellezze artistiche, del paesaggio, della musica, della creatività,<br />

della cultura umanistica, una classe dirigente degna di questo nome<br />

investirebbe tutto sull’utilizzo del capitale umano che questi giovani<br />

rappresentano. E invece proprio in questa sfera i segnali di questi ultimi<br />

anni mostrano drammaticamente una totale insipienza, anzi, assistiamo<br />

a una vera e propria regressione. Nell’ultimo ventennio l’invecchiamento<br />

all’interno delle università italiane è stato impressionante.<br />

La percentuale dei docenti al di sotto dei 45 anni si è praticamente<br />

dimezzata, passando dal 60 al 32% del totale. Nel giro di 5 o 6 anni<br />

molti grandi atenei, soprattutto nelle facoltà a indirizzo umanistico,<br />

dalle quali sono usciti i nostri più illustri intellettuali del passato, saranno<br />

privi di docenti e ridotti a dimensioni insignificanti. È una situazione<br />

molto grave, mentre credo che in campo artistico-culturale ci sia<br />

grande potenzialità di lavoro per la nostra gioventù. E il nostro Paese<br />

ne avrebbe primariamente bisogno.<br />

Non colpisce tanto il balbettio ormai consueto del ceto politico –<br />

anche in altri campi, peraltro, qualunque sia la sua collocazione e lo<br />

schieramento – quanto davvero stupisce il silenzio del mondo delle<br />

imprese. Forse è la nostra ingenuità la causa dello stupore, fondato sull’illusione<br />

che gli imprenditori italiani abbiano una qualche idea sul<br />

futuro industriale dell’Italia, oltre la scadenza del prossimo mese. Ma i<br />

nostri manager, pubblici o privati, hanno occhi sufficientemente attenti<br />

per vedere quanto in altri Paesi si investe nella formazione di giovani<br />

intellettuali? Penso di sì. Sicuramente ne hanno coscienza, ma poi<br />

tornano in Italia e si inginocchiano davanti al presidente del Consiglio<br />

di un governo screditato che interpreta le relazioni tra i grandi Paesi col<br />

metodo della pacca sulla spalla, delle barzellette, dei festini allegri.<br />

Il silenzio sommesso, il brusio delle forze intellettuali, del ceto politico,<br />

del mondo imprenditoriale, dei media, del corpo accademico,<br />

appare forse il segno più inquietante di un’Italia che ha scelto consapevolmente<br />

di mettersi da parte, di star fuori dalla scena del mondo nel<br />

prossimo futuro. Ora, se queste considerazioni sull’importanza che ha<br />

la cultura nello sviluppo economico nel nostro futuro sono veritiere –<br />

come ritengo – se ne deve dedurre che un maggior compito ne deriva<br />

alle associazioni democratiche e culturali di cui l’ANPI è parte.<br />

L’Associazione affronta con questo <strong>Congresso</strong> un nodo cruciale<br />

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