Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi
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64<br />
SEDUTA DI<br />
APERTURA<br />
SECONDA<br />
SEDUTA<br />
TERZA<br />
SEDUTA<br />
QUARTA<br />
SEDUTA<br />
QUINTA<br />
SEDUTA<br />
SESTA<br />
SEDUTA<br />
Resistenza. Si può fare domanda al Giudice di Sorveglianza della<br />
Procura che inoltra la richiesta al direttore del carcere. Se il direttore<br />
del carcere è una persona decente, riuscirete a visionare il libro matricola,<br />
se non è una persona democratica, non ce la farete; ma si deve<br />
tentare.<br />
Ecco cosa si trova nei libri matricola dei penitenziari. La piccola<br />
prigione di Pordenone è passata da una carcerazione media di 300-320<br />
detenuti, negli anni normali, ai 3.000 durante la Resistenza, tra la primavera<br />
’44 e la primavera ’45. Quindi esiste la documentazione, ufficiale,<br />
di tutti i rastrellamenti, delle deportazioni, delle fucilazioni.<br />
Penso che dappertutto si possano ricostruire tali notizie. Finito questo<br />
lavoro certosino – che può durare anche anni, dipende dalla vastità del<br />
libro matricola, ma possiamo farcela – io non ero ancora soddisfatto e<br />
sono andato indietro… E lì ho trovato la sorpresa. Proprio fra il 1941 e<br />
il ’42, quando la carcerazione media era ancora di 300 persone l’anno,<br />
ben 111 detenuti, a Pordenone, erano sloveni, jugoslavi (69 uomini e 42<br />
donne). Provenienti da dove? Dalla libertà? Catturati? No. Provenivano<br />
dalle carceri di Fiume, Capodistria, Gorizia, Udine che scoppiavano<br />
per i rastrellamenti fatti dagli italiani nelle province occupate militarmente<br />
di Lubiana e Spalato. E quando le principali carceri jugoslave o<br />
sul confine orientale non ce la facevano più a contenere detenuti, allora<br />
li mandavano nei penitenziari di passaggio, nelle “retrovie”.<br />
Nel carcere secondario di Pordenone sono rare le liberazioni per<br />
fine pena. E anche dopo il 25 luglio, dopo la caduta del fascismo e<br />
durante il mese di agosto del ’44, fino alla rotta dell’8 settembre, la<br />
gente slava, anche sotto il governo Badoglio, veniva lasciata in prigione<br />
o prelevata per essere tradotta, da Pordenone, nei campi di concentramento<br />
delle Fraschette di Alatri (le donne) e a Ustica (gli uomini).<br />
Queste sono le tracce trovate.<br />
Successivamente, dopo l’8 settembre 1943, il Friuli e la Venezia<br />
Giulia non erano più territorio italiano, sottoposto alla Repubblica di<br />
Salò, ma facevano parte dell’Adriatisches Kustenland ”Litorale<br />
Adriatico-Provincia del Terzo Reich”, governata dal gauleiter Rainer. E<br />
la prima cosa che hanno fatto i nazisti è stata di chiamare a Trieste<br />
Odilo Globocnik, il boia dei campi di sterminio di Lublino, Sobibor e<br />
Treblinka, per costruire quello di San Sabba. Quanti degli jugoslavi<br />
transitati per i lager italiani e anche per il carcere di Pordenone, prigionieri<br />
nelle carceri slave e nei campi della costa dalmata, sono stati poi<br />
sterminati alla Risiera di San Sabba a Trieste?<br />
Siamo certi che prima dell’entrata in funzione di San Sabba, nel