Fresh Point Magazine - B2B24 - Il Sole 24 Ore

market/private label Marca
mercato/private label Marca
the big brand names, and the demand for locally
farmed foodstuffs are gaining greater momentum
now». No longer, then, is the private-label item simply
a way to use its cheaper prices as its main sales pitch
to win the custom, and part of the budgets, of the
country’s households. Now that the big chains stock a
greater, in-depth assortment of own-house labelled
items, they are in a better position to meet the
demands of discerning shoppers. So, if we breakdown
the growth figures by quality level/price of the various
lines of private-label items, we find that next to the
9.8% rise in the first-price range, which is the cheapest
category, is the even more spectacular 23.5% performance
of the premium-price items of higher quality.
A good 2011 showing, with a 9.1% rise in sales, was
also posted by organics, always one of the mainstays of
those chains that focus more on their own-label sector.
«We’ve got to start thinking in terms of private-label
consumers – concluded Cristini. – They are no longer
a segment of cheap-price only. Indeed, our surveys
indicate that the persons spending more are shoppers
with at least a mid-to-high educational level and
a similar socio-economic standing. These consumers
represent, of course, the larger households of 4-5
members. They are more inclined to have bigger
shopping bills and most reside in the North, more
specifically in the north-western regions, of the country.
Implicit here is the fact that sales under private
labels in the regions of the South are still lower than
average».
(English version by David Verzoni)
36 Fresh Point Magazine n.3 – march/marzo 2012
l’attenzione all’ambiente e tutti i temi correlati, l’innovazione
di prodotto (fino a ieri una delle prerogative dei
prodotti branded) e il localismo con l’uso di materie
prime locali». Non più, quindi, le private label come
prodotto che fa della sua convenienza l’arma per fare
breccia nel cuore (e nel portafoglio) degli italiani, con
un vissuto cheap. Oggi le catene, con linee di prodotti
a marchio sempre più ampie e profonde, sono in
grado di dare risposte alle richieste del consumatore
evoluto. Così, segmentando il dato di crescita in base
al livello qualitativo/di prezzo delle varie linee di pl,
emerge che a fianco del +9,8% messo a segno dalle
gamme di primo prezzo, che beneficiano di un approccio
improntato alla massima convenienza, sono le linee
premium, quelle con un profilo qualitativo più elevato,
a mostrare le performance più brillanti, addirittura
+23,5% a valore.
Bene anche il biologico, da sempre uno dei cavalli di
battaglia delle catene più attente alle private label, che
ha messo a segno nel 2011 un +9,1% a valore.
«Dobbiamo pensare al consumatore di private label –
conclude Cristini – non più come a una figura involuta:
secondo le nostre ricerche, infatti, vediamo che
quelli che spendono di più sono persone con una
scolarità medio alta e un’analoga classe socio/economica.
Naturalmente sono le famiglie più grandi, quelle
da 4-5 componenti, a mostrare una propensione
all’acquisto più elevata, e residenti al Nord, con una
prevalenza delle regioni nord-occidentali: al Sud le private
label mostrano ancora performance inferiori alla
media».