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Rapporto sulle biotecnologie in Italia 2010 - Farmindustria

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“ Anche grandi istituzioni<br />

pubbliche hanno contribuito<br />

significativamente al progresso<br />

della scienza biologica <strong>in</strong> <strong>Italia</strong>”<br />

brevetti depositati presso l’ufficio brevetti<br />

europeo (EPO – European Patent Office),<br />

statunitense (USPTO) e giapponese (JPO) è<br />

cresciuto del 21% (figura 8.1).<br />

In particolare, nel periodo di analisi (2001-<br />

2006), si è passati da 10,8 a 13 brevetti<br />

per milione di abitanti (fonte: rapporto<br />

COTEC 2009). In particolare, tra il 2000 ed<br />

il 2005, le richieste di brevetto nel settore<br />

biotech depositate annualmente presso<br />

l’EPO da parte di enti italiani sono passate<br />

da 90 a 97 (fonte: rapporto COTEC 2009).<br />

Il trend di crescita è confermato dai<br />

dati contenuti nel <strong>Rapporto</strong> OCSE<br />

Biotechnology 2009, dove si osserva<br />

che nel triennio 2004-2006 sono stati<br />

registrati 421 brevetti nel settore biotech<br />

(figura 8.2). L’<strong>Italia</strong> risulta 22° per numero<br />

di domande PCT (domanda di brevetto<br />

<strong>in</strong>ternazionale) depositate nell’area biotech<br />

sul totale di domande PCT presentate nel<br />

periodo 2004-2006.<br />

La tendenza italiana all’<strong>in</strong>cremento<br />

della brevettazione nel settore biotech è<br />

confermata dai dati dell’EPO relativi all’anno<br />

2008, secondo i quali sono stati depositati<br />

4.343 brevetti, di cui 125 biotech.<br />

Negli altri Paesi (Europa, Australia, Canada,<br />

C<strong>in</strong>a, Israele, Giappone, Corea, Usa, Altri)<br />

sono stati depositati 146.561 brevetti, di cui<br />

7.597 biotech. L’<strong>Italia</strong>, con i suoi 125 brevetti<br />

nel campo delle <strong>biotecnologie</strong>, ha prodotto<br />

l’1.64% del totale dei brevetti depositati<br />

all’EPO. Se si considera il totale dei brevetti<br />

depositati da richiedenti italiani nel 2008<br />

(4.343), il 2.9% ha riguardato tecnologie nel<br />

campo del biotech (figura 8.3).<br />

Tavola rotonda<br />

In questa sezione è stato chiesto a<br />

quattro ricercatori di riconosciuta fama<br />

<strong>in</strong>ternazionale di commentare la situazione<br />

della ricerca italiana e le prospettive future.<br />

I ricercatori <strong>in</strong>tervistati hanno significative<br />

esperienze di ricerca sia all’estero che nel<br />

nostro paese, ed attualmente ricoprono<br />

posizioni di responsabilità <strong>in</strong> contesti<br />

diversi quali: impresa biotech, ente<br />

pubblico di ricerca, centro di ricerca di una<br />

mult<strong>in</strong>azionale estera e istituto di ricerca<br />

privato (IRCCS).<br />

Riccardo Cortese<br />

Amm<strong>in</strong>istratore Unico<br />

OKAIROS<br />

Napoli<br />

Giuseppe Mart<strong>in</strong>i<br />

Direttore Scienze della Vita-CNR<br />

Consiglio Nazionale delle Ricerche<br />

Roma<br />

R<strong>in</strong>o Rappuoli<br />

Responsabile della Ricerca<br />

NOVARTIS VACCINI<br />

Siena<br />

Maria Grazia Roncarolo<br />

Direttore scientifico<br />

IRCCS San Raffaele<br />

Milano<br />

<strong>Rapporto</strong> <strong>sulle</strong> <strong>biotecnologie</strong> <strong>in</strong> <strong>Italia</strong><br />

8Capitolo 8<br />

Quali sono i punti di forza e di debolezza<br />

della ricerca accademica e <strong>in</strong>dustriale<br />

italiana nel settore delle Scienze della Vita?<br />

Riccardo Cortese<br />

Durante la mia carriera professionale ho<br />

lavorato a lungo <strong>in</strong> istituzioni accademiche<br />

italiane ed estere, sia nell’ambito <strong>in</strong>dustriale<br />

che biotecnologico. Sono stato testimone<br />

di una straord<strong>in</strong>aria emancipazione della<br />

ricerca biotecnologica <strong>in</strong> <strong>Italia</strong>, che s<strong>in</strong> dagli<br />

anni Novanta si è affacciata sul panorama<br />

<strong>in</strong>ternazionale e occupa oggi posizioni di tutto<br />

rispetto. I progressi sono stati accompagnati<br />

dall’emergere di alcuni centri di eccellenza<br />

di caratura <strong>in</strong>ternazionale. Anche grandi<br />

istituzioni pubbliche, quali CNR e Istituto<br />

Superiore di Sanità, sotto il governo di una<br />

nuova moderna leadership, hanno contribuito<br />

significativamente al progresso della scienza<br />

biologica <strong>in</strong> <strong>Italia</strong>. A questo trend favorevole<br />

ha contribuito, e contribuisce, la qualità dei<br />

nostri giovani ricercatori che cont<strong>in</strong>uano<br />

generosamente a dedicare i loro sforzi e il<br />

loro talento alla ricerca scientifica, spesso <strong>in</strong><br />

condizioni ambientali lontane dall’ottimale.<br />

In questo quadro sostanzialmente positivo<br />

bisogna pur mettere <strong>in</strong> evidenza che i<br />

successi più notevoli sono largamente<br />

dipendenti dall’<strong>in</strong>iziativa <strong>in</strong>dividuale.<br />

Il rapporto tra politica e ricerca <strong>in</strong> <strong>Italia</strong><br />

è problematico e ciò sotto tutti i governi<br />

degli ultimi vent’anni. Incredibilmente, lo<br />

sforzo di tutti i governi è stato focalizzato<br />

soprattutto sulla presunta modernizzazione<br />

dei meccanismi di reclutamento, con un<br />

approccio top down oppressivo e <strong>in</strong>efficace.<br />

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