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Sara Pagliano ALIA VERITATIS NORMA - Lettere e Filosofia ...

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l’intelletto con la sua forza nativa si costruisce gli strumenti intellettuali con cui acquisisce<br />

altre forze per altre opere intellettuali e con queste opere acquista altri strumenti, cioè la<br />

capacità di investigare ulteriormente e così continua gradatamente, fino a toccare il vertice<br />

sommo della sapienza 81 .<br />

Non c’è alcuna separazione tra metodo e conoscenza, tra strumento ed opera: tutto si<br />

produce in virtù di una forza interna che si svolge secondo un naturale quanto<br />

necessario processo di trasformazione da strumento ad opera e viceversa, senza che<br />

qualcosa o qualcuno possa intervenire dall’esterno per dotarci di un Primo strumento o<br />

della garanzia dell’uso. La validità è nell’uso non fuori da esso.<br />

Per giustificare la verità ed il buon ragionamento, non c’è bisogno di nessun altro strumento<br />

se non della verità stessa e di un buon ragionamento. Infatti ho giustificato ed ancora mi<br />

sforzo di giustificare il buon ragionamento, ragionando bene 82 .<br />

La certezza non è mai al di là di ogni singolo atto, ma questa opera singola è la stessa<br />

certezza o giustificazione, e così si svolge e si comunica alle successive senza che alcun<br />

inganno, sogno o essere maligno possa sciogliere quest’«ordo et connexio», ponendosi<br />

il dubbio sempre come esterno ad esso e sorgendo «per mezzo di un’altra idea, non così<br />

chiara e distinta da poterne dedurre qualcosa di certo su ciò su cui si dubita» 83 . La<br />

solidità delle nostre conoscenze non può esser scossa sotto l’ipotesi di un Dio<br />

ingannatore, perché questo è solo sintomo del fatto che non abbiamo un’idea chiara e<br />

distinta di Dio, non che quelle stesse conoscenze possano esser sospese e dunque<br />

richiedano una giustificazione che le salvi o condanni una volta per tutte sotto la<br />

rassicurante etichetta di vero falso. «Se abbiamo di Dio una conoscenza tale quale<br />

l’abbiamo del triangolo, allora viene meno ogni dubbio» 84 . Il passaggio dalla confusione<br />

alla chiarezza è un’attività costante ed interna sullo sfondo di leggi che operano allo<br />

stesso modo secondo vincoli necessari 85 : non è un salto tra due livelli eterogenei che<br />

possa esser colmato solo attraverso il ricorso ad tertium, ma si svolge sempre all’interno<br />

dello stesso processo, perché la verità è indice di se stessa e del falso.<br />

La forma del pensiero vero deve esser posta nel pensiero stesso, senza relazione agli altri<br />

pensieri e non conosce l’oggetto come causa, ma deve dipendere dalla stessa potenza e<br />

natura dell’intelletto […] perciò la falsità in questo solo consiste, che di una cosa si affermi<br />

alcunché, che non è contenuto nel concetto che della stessa ci siamo formati 86 .<br />

E non c’è bisogno di ricorrere ad elementi esterni, perché se è vero che «quanto meno la<br />

mente comprende e quante più cose nondimeno percepisce, tanto più grande ha la<br />

potenza di fingere», è vero anche che «quante più cose comprende, tanto più quella<br />

potenza diminuisce» 87 : la liberazione dalle finzioni dell’immaginazione, così come la<br />

verità, è sempre opera della potenza dell’intelletto. Perché «nelle idee non vi è nulla di<br />

positivo per cui sono dette false» 88 , e «la falsità consiste nella privazione di conoscenza,<br />

che le idee inadeguate, ossia mutilate e confuse, implicano» 89 , e «solo la conoscenza è<br />

causa della distruzione dell’ignoranza» 90 .<br />

81 TIE, pp. 78-79 (corsivo mio).<br />

82 TIE, p. 89.<br />

83 TIE, p. 133.<br />

84 TIE, p. 134.<br />

85 Cfr. E, II, pr. 36: «Le idee inadeguate e confuse conseguono con la stessa necessità che le idee<br />

adeguate, ossia chiare e distinte».<br />

86 TIE, p. 124.<br />

87 TIE, p. 109.<br />

88 E, II, pr. 33.<br />

89 E, II, pr. 35.<br />

90 KV, II, 26.<br />

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