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Sara Pagliano ALIA VERITATIS NORMA - Lettere e Filosofia ...

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La prima consiste nel fatto che le Meditazioni, essendo state scritte per coloro «che si<br />

vorranno dare la pena di meditare» con lui, non possono che seguire fedelmente la via che<br />

Descartes stesso ha seguito per raggiungere la verità, e dunque la via della ricerca: solo così il<br />

lettore potrà «renderla non meno sua, che se l’avesse trovata lui stesso». Nella Prefazione<br />

dell’autore al lettore egli dice:<br />

Al contrario, io non consiglierò mai a nessuno di leggerlo, se non a quelli che vorranno<br />

meditare con me seriamente, e che potranno staccare il loro spirito dal commercio dei sensi,<br />

e liberarlo interamente da ogni sorta di pregiudizi; […] E poiché io non prometto agli altri<br />

di soddisfarli a prima vista, e non presumo tanto di me da credere di poter prevedere tutto<br />

quel che potrà presentare delle difficoltà a ciascuno, esporrò dapprima in queste<br />

Meditazioni gli stessi pensieri, pei quali son convinto di essere pervenuto ad una certa ed<br />

evidente conoscenza della verità, a fine di veder se, per mezzo delle stesse ragioni che mi<br />

hanno persuaso, potrò anche persuaderne degli altri 267 .<br />

Ovvero l’esposizione è «secondo l’ordine del mio pensiero» 268 , ordo cognoscendi che<br />

non coincide in tal caso con l’ordo essendi. E per spiegare il motivo di tale sfasatura<br />

passiamo alla seconda ragione.<br />

L’analisi, dice Descartes, «non conviene, tuttavia, così bene alle materie che appartengono<br />

alla metafisica».<br />

Nous voyons réapparaître ici l’éternelle question des premières notions que la synthèse<br />

suppose pour pouvoir prendre son envolée. La géométrie ne souffre guère d’un pareil état<br />

de choses pour la bonne raison que les notions initiales: définitions, axiomes, postulats, ont,<br />

dans tous les cas, à peu près, un répondant direct dans l’intuition sensible ou dans<br />

l’imagination figurative qui les confirme, et cette confirmation explique la raison de leur<br />

certitude subjective 269 .<br />

La sola cautela che dobbiamo avere nella sintesi geometrica consiste nel porre molta<br />

attenzione al rispetto dell’ordine e della precisione nella deduzione, soprattutto qualora<br />

siano molto lunghe, nel qual caso sarà utile scomporle in parti, in modo da poterle<br />

controllare più accuratamente. Ma nella metafisica ci troviamo di fronte a tutt’altro<br />

genere di problemi, perché qui la difficoltà consiste proprio nel «concepire chiaramente<br />

e distintamente le prime nozioni», e infatti, pur essendo queste per natura più chiare di<br />

quelle della geometria, tuttavia, a causa dei pregiudizi che abbiamo ricevuto dai sensi,<br />

«non sono perfettamente comprese se non da quelli che sono attentissimi».<br />

Ci troviamo così di fronte ad una situazione opposta a quella che si presenta nella sintesi<br />

geometrica: lì era proprio l’intuizione sensibile o l’immaginazione figurativa a venirci in aiuto<br />

nel certificare le prime nozioni. Nella metafisica, al contrario, questi aiuti diventano un<br />

«pregiudizio» che rende le prime nozioni oscure, e dunque meno note per noi, pur essendo per<br />

natura «le più chiare». La peculiarità di cui gode la geometria e il cardine della sua certezza<br />

risiede proprio nel fatto che essa rende possibile vedere i suoi concetti «tout d’un coup, et<br />

comme d’une seule oeillade» 270 : il fondamento, cioè, è reso ostensibile, e «con ciò ci si ritrova<br />

sul terreno del doppio fondamento di ragione e occhi di cui godeva la geometria», ed è questo a<br />

farne una «logica Vor Augen» 271 .<br />

Viceversa, in metafisica sarà la progressiva presa di distanza dal sensibile, l’emendazione<br />

dell’intelletto, a rendere possibile il raggiungimento delle sue verità.<br />

Al contrario, io non consiglierò mai a nessuno di leggerlo, se non a quelli che vorranno<br />

meditare con me seriamente, e che potranno staccare il loro spirito dal commercio dei sensi,<br />

267 R. Descartes, Meditazioni Metafisiche, cit., Prefaz., p. 11 (corsivo mio).<br />

268 Ivi, p. 10.<br />

269 H.J. De Vleeschauwer, More seu ordine geometrico demonstratum, cit., pp. 35-36.<br />

270 R. Descartes, Meditazioni Metafisiche. Seconde obbiezioni, cit., p. 122.<br />

271 P. Basso, Il secolo geometrico, cit., p. 61.<br />

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