Sara Pagliano ALIA VERITATIS NORMA - Lettere e Filosofia ...
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provvisori e solamente relativi all’umana condizione. Perché solo in Dio tutto è vero, o<br />
meglio «Dio è la verità» 100 . E nessuno può garantire una volta per tutte il senso del<br />
vettore di questo movimento, se, cioè, sia nella direzione di un aumento di verità e<br />
potenza o se, al contrario, ci spinga sempre più nel buio dell’immaginazione. L’unica<br />
garanzia è la necessità delle leggi che vigono identiche in ogni ordine 101 , e che sono il<br />
cardine di una possibilità di salvezza: ciò che è una passione può diventare azione, ciò<br />
che è confuso può esser chiaro. Ma la soluzione è interna, non esterna. Perché la legge<br />
che regola ciascun movimento non è finalistica ma causale, e non c’è alcun principio<br />
teleologico che orienti il cammino sulla retta via una volta per tutte, bensì solo<br />
un’onesta necessità.<br />
1.3 Autoritratto<br />
La questione del metodo, quindi, non è prima e non è nemmeno questione. Piuttosto il<br />
fatto è che noi «habemus enim ideam veram» 102 , e nell’Etica questo assumerà la<br />
posizione di assioma: «homo cogitat» 103 , un fatto naturale che fa parte della nostra<br />
stessa costituzione. Gli uomini hanno idee, e così come per l’arte del forgiare non c’è<br />
altro che la attesti se non la sua effettiva pratica, allo stesso modo non è necessario, per<br />
sapere, ch’io sappia di sapere ma piuttosto affinché sappia di sapere, necessariamente<br />
prima devo sapere. Anche in questo caso la questione del metodo non è qualcosa che si<br />
pone prima dell’effettivo esercizio del pensiero, ma solo qualcosa che sorge come<br />
risultato o riflessione di una mente nella sua concreta attività di produzione di idee,<br />
come coscienza delle stesse.<br />
La verità non ha bisogno di alcun segno, ma è sufficiente avere le essenze oggettive delle<br />
cose o, il che è lo stesso, le idee, per togliere ogni dubbio, ne deriva che il vero metodo non<br />
consiste nel cercare il segno della verità dopo l’acquisizione delle idee, ma che il vero<br />
metodo è la via per cercare la stessa verità o le essenze obiettive delle cose o le idee (tutti<br />
questi termini significano la stessa cosa) nell’ordine dovuto 104 .<br />
Pensare che sia altrimenti equivale ad assimilare l’idea a «pittura muta in un quadro» 105 ,<br />
qualcosa di morto che debba esser vivificato per l’intervento di un soggetto, o meglio di<br />
una volontà che la costituisca nella sua verità o falsità affermandola o negandola. Ma<br />
questo significa misconoscere il significato di idea, farne semplice rappresentazione di<br />
un oggetto per un soggetto, «immagine che si forma sul fondo dell’occhio» 106 , doppione<br />
sbiadito più o meno conforme ad una verità, che misurata sempre e solo in una<br />
corrispondenza estrinseca, sarà irrimediabilmente fuori di noi, separata ed inaccessibile<br />
ad un senso interno e intimo, sempre solo «gioco di bastoncini», ingiustificabile se non<br />
per il ricorso ad un Dio onnipotente e non ingannatore, creatore delle verità eterne e<br />
supremo regolatore del nostro povero intelletto altrimenti condannato alla vuota cecità.<br />
È Dio che adatta le nostre misere idee alle cose garantendo quell’insperata<br />
corrispondenza. Supremo benefattore, imprime in noi la verità e così rimaniamo<br />
sospesi: basterebbe che la sua volontà mutasse e nemmeno due più due farebbe quattro,<br />
le nostre menti barcollerebbero in un mondo di fantasmi. L’unica misura per noi alla sua<br />
100 KV, II, 15.<br />
101 Cfr. E, II, pr. 6 e 7.<br />
102 TIE, p. 79.<br />
103 E, II, ax. 2.<br />
104 TIE, p. 82.<br />
105 E, II, pr. 49, sch.<br />
106 E, II, pr. 48, sch.<br />
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