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Sara Pagliano ALIA VERITATIS NORMA - Lettere e Filosofia ...

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valere come scientifica la quale non segua l’andamento di questo metodo e non si uniformi<br />

al suo semplice ritmo, poiché è l’andamento della cosa stessa 125 .<br />

Fin qui, partire dalla critica hegeliana ci ha aiutato a porre le prime basi per avvicinare il<br />

senso e la prospettiva in cui si colloca la questione del metodo in Spinoza, ovvero<br />

all’interno dell’unità inscindibile di forma e contenuto. Confrontando le due posizioni si<br />

riconosce effettivamente la linea indicata da Macherey che ci ha permesso di muovere i<br />

primi passi per allontanarci da luoghi estranei. Per procedere bisognerà ora chiedersi<br />

quale sia il cardine della certezza espressa nei brani precedenti, ovvero quale sia questo<br />

comune ritmo interno di metodo e contenuto, quale la legge di mente e natura che rende<br />

scientifica solo un’esposizione ad essa adeguata.<br />

1.4 Fruttuosi commerci<br />

Se è chiaro che «altro è il cerchio altro l’idea del cerchio» 126 - e dunque il pensiero vero<br />

si distingue dal falso non tanto per una determinazione estrinseca, ma soprattutto per<br />

una intrinseca 127 perché la forma del pensiero vero deve esser posta nel pensiero<br />

stesso 128 -, per liberarci da idee non vere basterà partire da un’idea data e dedurre da<br />

essa in buon ordine tutte le cose che da essa si devono dedurre: facilmente si<br />

manifesterà la sua verità o falsità 129 , e «così a poco a poco svanirà la foga di fingere» 130 .<br />

Non si deve dimenticare tuttavia che «l’idea è obiettivamente così come l’ideato è<br />

realmente» 131 .<br />

Se dunque esistesse in Natura qualcosa che non avesse alcun commercio con le altre cose,<br />

la sua essenza obiettiva, anche se fosse data, dovendo convenire del tutto con quella<br />

formale, non avrebbe alcun commercio con le altre idee, cioè non potremmo concluderne<br />

nulla. Al contrario, quelle cose che hanno commercio con le altre, come sono tutte quelle<br />

che esistono in Natura, saranno comprese ed anche le loro essenze obiettive avranno lo<br />

stesso commercio, cioè si dedurranno da esse altre idee, che avranno di nuovo commercio<br />

con le altre e cresceranno così gli strumenti per procedere ulteriormente 132 .<br />

Una volta sottolineato che il processo della conoscenza non consiste nell’applicazione<br />

formale di un metodo ma è l’attività dello stesso intelletto - definito come potenza del<br />

vero che procede secondo la norma dell’idea vera data, da idea ad idea senza<br />

determinazioni estrinseche -, non ci si deve dimenticare che seguendo il ritmo<br />

dell’intelletto ci muoviamo allo stesso tempo nel ritmo delle cose, ossia dell’assoluta<br />

oggettività di tale processo. La corrispondenza non si pone solo a livello idea ideato, ma<br />

a livello delle relazioni: il «commercio» tra idee e cose si svolge parallelamente in virtù<br />

della comune dipendenza dalla causalità immanente dell’unica Sostanza. Questo<br />

principio è espresso notoriamente nell’Etica in questo modo: «ordo, et connexio<br />

idearum est idem ac ordo, et connexio rerum» 133 . La locuzione «saranno comprese»<br />

intende esprimere la condizione di possibilità della conoscenza. Vale a dire che la<br />

comprensione è resa possibile solo dal commercio tra le essenze obiettive, in quanto<br />

corrispondente a quella tra le essenze formali, e che quindi la possibilità della scienza si<br />

fonda su tale «commercio universale», al di fuori del quale «non potremmo concludere<br />

125 G.W.F. Hegel, Scienza della logica, cit., pp. 36-37.<br />

126 TIE, p. 80.<br />

127 Cfr. TIE, p. 122.<br />

128 Cfr. TIE, p. 124<br />

129 Cfr. TIE, pp. 111-12.<br />

130 TIE, p. 112.<br />

131 TIE, p. 85.<br />

132 TIE, p. 85 (corsivo mio).<br />

133 E, II, pr. 7.<br />

16

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