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Sara Pagliano ALIA VERITATIS NORMA - Lettere e Filosofia ...

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dall’ordine che regnava nei loro manuali. Ma ovviamente per Descartes l’ordine del<br />

pensiero non era certo quello con il quale procedeva un manuale.<br />

L’ordine primo da rispettare non era quello dettato dall’organizzazione di un materiale già<br />

noto, ma quello «delle cause, che giustifica, attraverso questo nesso metafisico, il passaggio a<br />

nuovi elementi, e quindi l’inventare» 256 . Così, con la calma del giusto che non si sente<br />

minimamente toccato da eventuali critiche e non cede di un sol passo nelle sue convinzioni,<br />

Descartes precisa, con un garbo non privo di arroganza, che lui ha già seguito quel metodo del<br />

quale gli fanno preghiera, e coglie l’occasione per ribadire la sua posizione metodologica onde<br />

evitare possibili equivoci:<br />

Per quel che riguarda il consiglio che voi mi date, di disporre i miei ragionamenti secondo<br />

il metodo dei geometri, affinché tutto d’un colpo i lettori possano comprenderli, io vi dirò<br />

qui in qual modo ho già cercato di seguire quel metodo, e come cercherò ancora in<br />

appresso 257 .<br />

Gente di scuola: se non ritrovano tutto nell’ordine noto non sanno più come orientarsi.<br />

Confondono l’ordine d’esposizione e trasmissione del sapere con l’ordine della ricerca<br />

della verità, e se non hanno il primo non sono in grado di vedere il secondo.<br />

Quando ero giovane mi ero dedicato un po’, fra le parti della filosofia, alla logica, e fra<br />

quelle della matematica, all’analisi dei geometri e all’algebra. Erano tre le arti o scienze che<br />

pareva dovessero dare al mio disegno. Ma sottoponendole a esame mi accorsi che, per<br />

quanto riguarda la logica, i suoi sillogismi e la maggior parte delle sue regole servono a<br />

spiegare agli altri le cose che si sanno, o addirittura, come l’arte di Lullo, a parlare senza<br />

discernimento di quelle cose che non si sanno, piuttosto che a impararle 258 .<br />

Bisogna stare bene attenti a tenere distinto quello che è uno strumento di pragmatismo<br />

pedagogico, mos geometricus, da quello che è uno strumento della verità, methodus<br />

mathematicus, e che nel caso specifico corrisponde «all’analisi degli antichi e<br />

all’algebra dei moderni» perfezionate ed epurate in vista del grandioso e generalissimo<br />

fine di una mathesis universalis 259 .<br />

Allora ripetiamo come stanno le cose, così che non si debba più equivocare:<br />

Nel modo di scrivere dei geometri, io distinguo due cose, e cioè l’ordine e la maniera di<br />

dimostrare. L’ordine consiste solo in ciò, che le cose che sono proposte per prime, debbono<br />

esser conosciute senza l’aiuto delle seguenti, e che le seguenti debbono esser disposte in<br />

modo tale, che siano dimostrate dalle sole cose che le precedono. E certamente ho cercato,<br />

per quanto ho potuto, di seguire quest’ordine nelle mie meditazioni 260 .<br />

Il rispetto dell’ordine è qualità essenziale del metodo geometrico: già nelle Regole per<br />

la guida dell’intelligenza troviamo scritto, alla Regola V: «Tutto il metodo consiste<br />

nell’ordine e disposizione di quelle cose a cui deve essere rivolta la forza delle mente,<br />

affinché si scopra qualche verità», e nel Discorso Descartes sostiene che è possibile<br />

all’uomo conoscere tutto ciò di cui è capace, purché «si mantenga sempre il debito<br />

ordine nel dedurre» 261 una nozione dall’altra.<br />

256 E. De Angelis, Il metodo geometrico nella filosofia del Seicento, cit., p. 56.<br />

257 R. Descartes, Meditazioni Metafisiche. Risposte alle seconde obbiezioni, cit., p. 144 (corsivo mio).<br />

258 R. Descartes, Discorso sul metodo, cit. , p. 302 (corsivo mio).<br />

259 «Non per questo mi proposi di cercare di apprendere tutte le scienze particolari che si chiamano<br />

comunemente matematiche, ma vedendo che, pur avendo oggetti diversi, tutte concordano in quanto negli<br />

oggetti considerano solo i diversi rapporti o proporzioni che vi si riscontrano, pensai che era preferibile<br />

esaminassi solo queste proporzioni in generale, supponendole soltanto negli oggetti che servirebbero a<br />

facilitarne la conoscenza, ma senza affatto collegarvele, in modo da poterle meglio applicare in seguito a<br />

tutti i casi a cui convenissero». R. Descartes, Discorso sul metodo, cit., p.304.<br />

260 R. Descartes, Meditazioni Metafisiche. Risposte alle seconde obbiezioni, cit., p. 144 (corsivo mio).<br />

261 R. Descartes, Discorso sul metodo, cit., p. 303 (corsivo mio).<br />

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