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Sara Pagliano ALIA VERITATIS NORMA - Lettere e Filosofia ...

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globo o della sua causa determinante tale moto, e la sarebbe assolutamente, se questa<br />

affermazione fosse nuda. Allora la mente tenderebbe soltanto ad affermare il solo moto del<br />

semicerchio, che non è contenuto nel concetto della causa che determina il moto. Perciò la<br />

falsità in questo solo consiste, che di una cosa si affermi alcunché, che non è contenuto nel<br />

concetto che della stessa ci siamo formati, come il moto o la quiete di un semicerchio 157 .<br />

Questo passo segue esattamente quello in cui si è affermata la coincidenza tra intelletto<br />

e verità. Come dirà poche pagine dopo, «è proprio della natura dell’intelletto formare<br />

idee vere» 158 , perché come abbiamo visto la forma del pensiero vero riconosce come<br />

causa la potenza dell’intelletto e non l’oggetto, per cui tutto quello che l’intelletto<br />

produce spontaneamente è un’idea vera. Tale libera produzione non ha nulla a che fare<br />

con le finzioni della immaginazione 159 , poiché sappiamo che tale spontaneità si svolge<br />

esattamente secondo le leggi che governano la produzione delle cose: «l’idea è<br />

obiettivamente così come l’ideato è realmente» 160 . Per ciò che riguarda le idee formate<br />

dal puro intelletto non si tratta di semplice concepibilità soggettiva, cioè coerenza<br />

interna dei termini come nel caso delle definizioni nominali, bensì immediatamente<br />

della concepibilità intrinseca della cosa rappresentata, o possibilità reale. E ciò che, in<br />

virtù della sua definizione possibile, l’intelletto concepisce a priori come reale è<br />

l’essenza: «perché una definizione si dica perfetta dovrà spiegare l’intima essenza della<br />

cosa» 161 . Ed è per questo infine che «la definizione inesatta è quella che non si<br />

concepisce», come Spinoza spiega nella Epistola IX, perché è un’idea falsa ovvero non<br />

conforme all’essenza intima della cosa, e per ciò stesso per noi inconcepibile.<br />

In questa identità di struttura fra ordine delle idee e delle cose tutto ciò che è realmente<br />

possibile è necessariamente vero.<br />

E dunque, a partire da queste idee vere che l’intelletto concepisce a priori, attraverso una serie<br />

di deduzioni, senza bisogno di preoccuparsi di ciò che accade “fuori” 162 di lui nella Natura,<br />

svolgendosi autonomamente secondo connessioni necessarie, giungerà sempre a conoscenze<br />

vere, vale a dire conformi alle cose. Per spiegare a fondo la cosa, Spinoza porta ad esempio il<br />

modo in cui la geometria costruisce le sue definizioni 163 . Il segreto di queste definizioni risiede<br />

nel loro carattere genetico. Ovvero, «per formarmi il concetto di globo mi immagino a piacere la<br />

causa», la ragione genetica della cosa, conosciuta la quale io acquisisco non solo la regola della<br />

sua costituzione ma anche il principio per la deduzione delle proprietà, perché queste ultime<br />

sono implicitamente contenute in essa. Dunque solo una definizione genetica può essere<br />

definizione perfetta, poiché, come si detto, «vere scire est scire per causas», ed è così, infatti che<br />

la geometria procede nella sua scienza: essa costruisce le sue figure attraverso definizioni che ne<br />

descrivono la genesi ideale e dunque ne contengono la causa prossima, il che permette di<br />

dedurne necessariamente le proprietà.<br />

157 TIE, p. 124 (corsivo mio).<br />

158 Cfr. TIE, p. 166.<br />

159 Cfr. TIE, p. 146: «Poiché sappiamo che quelle operazioni, da cui sono prodotte le immaginazioni,<br />

avvengono secondo altre leggi, assolutamente diverse dalle leggi dell’intelletto e l’anima, riguardo<br />

all’immaginazione, ha soltanto una funzione passiva».<br />

160 TIE, p. 85<br />

161 TIE, p. 154.<br />

162 Cfr. infra p. 50<br />

163 La geometria alla quale fanno riferimento Spinoza e Descartes non è la stessa, come vedremo in<br />

seguito. Nel secondo s’intende «l’analisi degli antichi e l’algebra dei moderni», dove la genesi viene<br />

identificata con il metodo analitico, il solo capace d’inventare la scienza e per questo prioritario rispetto al<br />

metodo sintetico, statico e sterile. In Spinoza invece la genesi è propria della geometria euclidea riformata<br />

in senso fortemente genetico dai matematici di Oxford. Occorre tenere in considerazione sia l’evidente<br />

influenza esercitata dall’opera di Hobbes sulla riforma della geometria euclidea (Examinatio et emendatio<br />

mathematicae hodiernae, 1660), sia la possibile influenza di Geulincx attraverso la mediazione di Meyer.<br />

Si veda a tal proposito: H.J. De Vleeschauwer, More seu ordine geometrico demonstratum, Mededelings<br />

van die Universiteit van Suid-Afrika, Pretoria, 1961; E. De Angelis, Il metodo geometrico nel Seicento,<br />

cit.; P. Basso, Il secolo geometrico, cit.<br />

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