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Sara Pagliano ALIA VERITATIS NORMA - Lettere e Filosofia ...

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Euclide, che vedranno la luce poco tempo dopo, passeranno per il modello compiuto della<br />

dimostrazione scientifica.<br />

«Le point névralgique dans la demonstratio rationalis réside avant tout dans le degré de<br />

certitude que peuvent revendiquer les premiers principes ou les premières notions» 241 . Poiché,<br />

se le definizioni o gli assiomi sono elementi indimostrati e il più delle volte indimostrabili<br />

(essendo o naturalmente evidenti o rispondenti alla libertà dello spirito che li postula), al<br />

contrario le ipotesi sono gli equivalenti, «ou bien, des postulats dans leur acceptation ultérieure,<br />

ou bien, dans le cas des sciences réelles, des supposés inductifs antérieurement établis par<br />

l’observation, par l’analyse causale ou par des procédés de vérification» 242 . Ovvero: ratio sed<br />

etiam experientia.<br />

«On voit […] comment le biméthodisme moderne se trouva, en somme, préfiguré dans les<br />

Analytiques d’Aristote» 243 . Così, demonstratio rationalis, sua intrinseca duplicità e problemi ad<br />

essa connessi vengono trasmessi all’Occidente attraverso l’Organon, per quel celeberrimo<br />

tramite che furono innanzitutto le traduzioni ed i commenti del ministro di Teodorico: Severino<br />

Boezio. Ma destino decise che, dello Stagirita, l’Occidente fino alla metà del sec. XII non<br />

avrebbe potuto conoscere altro che le prime parti dell’Organon, attraverso le antiche traduzioni<br />

di Boezio o Mario Vittorino (la logica vetus). Solo al volgere di quella data poté finalmente<br />

venire in possesso della teoria scientifica contenuta negli Analytica priora, e possedere così<br />

tutto l’Organon anche attraverso le versioni più recenti e integrali di Giacomo da Verona e<br />

Gerardo da Cremona (la logica nova).<br />

Di tutti i fermenti generati dal possesso completo dell’Organon, a noi qui interessa<br />

sottolineare l’attività svolta dall’università di Oxford nel sec. XIII, e in particolar modo quella<br />

del suo primo rappresentante di rilievo: Roberto Grossatesta.<br />

Questi, ispirandosi ad Aristotele e Boezio, divise la demonstratio rationalis in due momenti<br />

successivi, denominati rispettivamente: demostratio quod et demonstratio quia.<br />

Ora, se il primo aveva il gravoso fine di garantire i punti di partenza assoluti della scienza, che<br />

fossero d’evidenza o d’esperienza, e di portarli all’universale, il secondo invece, partendo<br />

all’opposto dall’universale, tendeva ad andare in discesa e dedurre verità particolari. Questa<br />

duplice composizione del procedimento scientifico non ci è certo sconosciuta, tanto più nelle<br />

figure terminologiche che via via assume fino a Descartes. Così, al seguito di quanto aveva già<br />

fatto Boezio, la prima fase, o demonstratio quod, viene chiamata alternativamente analisi,<br />

risoluzione, o induzione, mentre la demonstratio quia sintesi, composizione o deduzione.<br />

Ora guardiamo il caso delle scienze matematiche. Il loro punto di partenza sono definizioni,<br />

assiomi e postulati. Grossatesta non vedeva grandi problemi in questo caso: la matematica<br />

aveva dalla sua il fatto d’esser scienza della quantità pura e dunque trovava come punti di<br />

partenza pure costruzioni dello spirito. La questione sorgeva però un istante dopo, ed era<br />

decisiva per il progresso scientifico nel suo insieme: come applicare una scienza della quantità<br />

pura alle quantità concrete e materiali ovvero ai fenomeni della natura? Non certo una questione<br />

di poco conto. In tal caso, il metodo quod consisteva nel ricondurre un fenomeno complesso<br />

osservato alla sua causalità matematica, mentre il metodo quia nel dedurre dalla causalità<br />

matematica, scoperta attraverso la prima fase, il particolare complesso. Si arguisce facilmente<br />

che tutte le difficoltà risiedono nella prima parte del processo, ovvero nella scoperta della<br />

causalità matematica dei fenomeni fisici. Questa ricerca causale corrisponde perfettamente<br />

all’inventio della futura metodologia, che sarà proclamata il fine della scienza.<br />

E giustamente si chiama analisi, o resolutio, in quanto appunto procede alla scomposizione di<br />

un fenomeno complesso nei suoi elementi semplici e nelle sue cause, e quando è possibile fino<br />

all’unità superiore della causa unica. Una volta che il metodo quod ha fatto il suo dovere, allora<br />

la seconda parte del processo non costituirà più un problema. Infatti la deduzione non fa altro<br />

che esporre (exponere) nella forma sillogistica della demonstratio ciò che il metodo quod ha<br />

messo in luce attraverso i suoi propri procedimenti risolutivi.<br />

241 H.J. De Vleeschauwer, More seu ordine geometrico demonstratum, cit., p. 12.<br />

242 Ibid.<br />

243 Ivi, p. 13.<br />

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