17.11.2013 Views

Sara Pagliano ALIA VERITATIS NORMA - Lettere e Filosofia ...

Sara Pagliano ALIA VERITATIS NORMA - Lettere e Filosofia ...

Sara Pagliano ALIA VERITATIS NORMA - Lettere e Filosofia ...

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Le dimostrazioni sono gli occhi con i quali la Mente vede le cose, perché solo attraverso<br />

la riflessione, «il nostro prolisso ordine geometrico», si può giungere fino all’intuizione<br />

di ciò che le fonda interiormente in un continuo approfondimento, che è il progressivo<br />

compimento dell’adeguatezza che ogni idea racchiude come verità di se stessa. Ed è<br />

solo nella trasparenza totale che l’idea, riunendo in se tutte le ragioni del suo essere, la<br />

sua causa assoluta ed eterna, Dio, è pienamente adeguata, coincide con l’atto stesso che<br />

la fonda e in questo riposa, nel suo esser certa, vera di per se stessa. Allora le<br />

dimostrazioni si dissolvono nell’intelligibilità interna dell’idea. E questo è vedere<br />

intuitivamente, senza fare alcuna operazione. Ma questa visione si ottiene soltanto<br />

attraverso la mediazione di quella “faticosa prolissità”.<br />

Se la metafisica dunque vuole essa stessa godere di un tale privilegio, dovrà svolgere ed<br />

approfondire ciò che implica l’espressione «verum sive intellectus», in modo tale che l’intelletto<br />

produca spontaneamente le idee degli Esseri fisicamente reali come la geometria produce quelle<br />

degli Esseri di ragione. Ed è questo che mette in primo piano la considerazione dell’idea vera<br />

data, perché se la geometria deduce le sue verità da definizioni genetiche formate a partire da un<br />

principio infinito, allora anche la metafisica dovrà partire da un principio assoluto, che essendo<br />

causa di sé non potrà che esser concepito per se stesso, vale a dire Dio, dal quale poi trarrà<br />

geneticamente i concetti di tutte le altre cose. Per questo si dovrà badare «di giungere quanto<br />

più presto possibile alla conoscenza di tale Ente», perché solo partendo dalla sua definizione si<br />

porrà il punto di partenza necessario ad una metafisica che pretenda essere scienza. Dalla<br />

costruzione adeguata della sua idea dipende tutto l’edificio della nostra somma impresa.<br />

Definendo Dio attraverso una proprietà «non ne otteniamo nulla», Dio va definito per l’essenza<br />

che lo costituisce, perché solo così potrà mirabilmente svolgere la potenza che implica.<br />

Ora, alla sua costruzione l’intelletto opera con quegli strumenti che sono le prime cinque<br />

definizioni con le quali si apre l’Etica. Al modo stesso che, quando si vuol definire<br />

geneticamente la sfera mediante la rotazione di un semicerchio attorno al diametro preso come<br />

asse, occorre preliminarmente aver definito il semicerchio e il diametro, così, volendo definire<br />

l’idea di Dio, ed essendo questa una nozione complessa 180 , si richiede la definizione di elementi<br />

più semplici che devono a loro volta esser dedotti e definiti insieme alle loro proprietà 181 .<br />

Dunque, il parallelo tra l’operazione del pensiero e quella del procedimento geometrico non<br />

va solo colto ed espresso nella definizione dell’intelletto come potenza del vero e nel concetto<br />

dell’idea vera data, ma anche va assunto come «l’altra norma di verità» attraverso la quale<br />

vedere e costruire una «Geometrie Metaphysique» 182 in cui le cose possano, semplicemente<br />

definendosi, raccontarsi nella loro genesi, ed in questo sapersi: non dal di fuori ma<br />

internamente, secondo la loro essenza e ragione eterna, semplicemente vedendole senza fare<br />

alcuna operazione e così conoscendole come Dio le conosce.<br />

Toccherà all’Etica render possibile questa geometria metafisica, perché per ora questa riposa<br />

semplicemente su un fatto: l’idea vera («Habemus enim ideam veram») 183 .<br />

Allora, al contrario di quanto sostenuto da Hegel, potremo dire che Spinoza ha effettivamente<br />

svolto il concetto di Causa sui, perché sarà proprio la sua Etica - paradossalmente il solo<br />

campo, insieme alla politica, al quale possa applicarsi il mos geometricus in virtù del privilegio<br />

dell’artefice - a rendere possibile invece una radicale applicazione del mos geometricus senza<br />

alcun tipo di limitazione 184 . Sarà l’Etica a fondare il metodo. Poiché «non esiste alcuna cosa<br />

dalla cui natura non segua qualche effetto», e Dio stesso ha causa, essendo Causa sui.<br />

180 Cfr. Ep. LXXXIII.<br />

181 Per seguire la costruzione genetica della definizione di Dio si veda M. Gueroult, Spinoza (Ethique I),<br />

cit., pp. 37-38.<br />

182 Ivi, p. 33.<br />

183 TIE, p. 79.<br />

184 T. Hobbes, Elementi di filosofia. Il corpo-L’uomo, a cura di Antimo Negri, UTET, Torino, 1972, pp.<br />

590-91: «Proprio per il fatto che siamo noi stessi a creare le figure, avviene che c’è una geometria e che è<br />

dimostrabile. Al contrario, poiché le cause delle cose naturali non sono in nostro potere, bensì nella<br />

volontà divina, e poiché la massima parte di esse, come per l’appunto l’etere, è invisibile, noi, che non le<br />

vediamo, non possiamo dedurne le proprietà dalle cause. […] Inoltre, la politica e l’etica, cioè la scienza<br />

24

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!