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Sara Pagliano ALIA VERITATIS NORMA - Lettere e Filosofia ...

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Cosa può esserci di più chiaro e certo della stessa idea vera, che sia norma della verità?<br />

Senza dubbio come la luce manifesta se stessa e le tenebre, così la verità è norma di sé e del<br />

falso 119 .<br />

All’interno di una simile teoria della conoscenza non ci sarà più posto per un’accezione<br />

strumentale del metodo come qualcosa di esterno che imponga alla verità le regole della<br />

sua costituzione. Se di metodo ancora si può parlare, non può che essere nel senso di<br />

una riflessione.<br />

Che se è proprio della natura del pensiero formare idee vere, come si mostrò nella prima<br />

parte, qui ormai si deve esaminare cosa intendiamo per forze e potenza dell’intelletto.<br />

Poiché in verità la parte principale del nostro metodo è comprendere nel modo migliore le<br />

forze dell’intelletto e la sua natura 120 .<br />

E quindi il metodo non può che essere conoscenza di ciò che costituisce la forma della<br />

verità, ovvero conoscenza dell’intelletto delle sue proprietà e forze, coscienza di una<br />

mente nell’esercizio concreto della sua attività, riflessione, consapevolezza colta<br />

nell’atto stesso dell’intelletto:<br />

Il metodo non è nient’altro che la conoscenza riflessa o l’idea dell’idea; e poiché non si dà<br />

l’idea dell’idea se prima non sia data l’idea, dunque non si darà metodo se prima non sia<br />

data l’idea. Per cui sarà buono quel metodo che mostra come si debba dirigere la mente<br />

secondo la norma di una idea vera data. Inoltre, essendo la relazione tra due idee la stessa<br />

che c’è fra le essenze formali di quelle idee, ne deriva che la conoscenza riflessa dell’idea<br />

dell’Ente perfettissimo, sarà più perfetta della conoscenza riflessa delle altre idee; cioè il<br />

metodo più perfetto sarà quello che mostra come la mente si debba dirigere secondo la<br />

norma dell’idea data dell’Ente perfettissimo 121 .<br />

Ovvero, «il metodo più perfetto» sarà l’Etica, idea dell’idea dell’Ente perfettissimo,<br />

riflessione suprema, «occhio» ampio quanto la possibilità dello sguardo, «cognizione<br />

che la mente ha con tutta la natura» 122 o altrimenti, come dice Hegel, «la struttura del<br />

Tutto esibita nella sua pura essenzialità» 123 .<br />

All’ex discepolo Albert Burgh, che per «l’infinita misericordia di Dio» era stato ricondotto nel<br />

generoso seno di Madre Chiesa e così celermente ne aveva appreso lo spirito e la tentazione di<br />

farsene strenuo araldo, al noto monito di «ravvedetevi o uomo filosofo», così risponde Spinoza:<br />

Sembrate tuttavia di voler usare la ragione e mi chiedete ‘come io sappia che la mia<br />

filosofia è la migliore tra tutte quelle che furono, sono e saranno in avvenire insegnate nel<br />

mondo’. A molto maggiore ragione io lo chiedo a voi. Io, infatti, non presumo di aver<br />

trovato la filosofia migliore, ma so di intendere quella che è vera. E come posso saperlo, se<br />

me lo domandate, vi rispondo: allo stesso modo in cui voi sapete che i tre angoli del<br />

triangolo sono uguali a due retti; e che ciò basti non lo può negare nessuno che abbia del<br />

cervello a posto e che non sogni di spiriti immondi i quali suggeriscono a noi idee false<br />

simili alle vere: giacché il vero è indice di se stesso e del falso 124 .<br />

Successivamente qualcun altro darà sfoggio di altrettanta certezza nel sostenere la sua<br />

posizione:<br />

Come potrei io presumere che il metodo, che ho seguito in questo sistema della logica, o<br />

anzi, il metodo che questo sistema in se stesso segue, non resti ancora suscettibile di molti<br />

perfezionamenti, di molti rifinimenti per ciò che riguarda i particolari? So, anche, però,<br />

ch’esso è l’unico vero. Questo risulta di per sé da ciò che un tal metodo non è nulla di<br />

diverso dal suo oggetto e contenuto; poiché è il contenuto in sé, la dialettica che il<br />

contenuto ha in lui stesso, quella che lo muove. È chiaro che nessuna esposizione può<br />

119 E, II, pr. 43, sch.<br />

120 TIE, p. 166.<br />

121 TIE, p. 83.<br />

122 TIE, p. 56.<br />

123 G.W.F. Hegel, Fenomenologia, cit., p. 105<br />

124 Ep. LXXVI.<br />

15

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