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Sara Pagliano ALIA VERITATIS NORMA - Lettere e Filosofia ...

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In quanto proprietà fondamentale della dimostrazione, dunque, l’ordine caratterizzerà<br />

entrambi i piani sui quali essa si svolge, sia nella direzione che il discursus assume in quanto<br />

resolutio, sia in quella che assume in quanto compositio.<br />

Nel caso della resolutio o analisi osservare l’ordine consisterà nello svolgere rigorosamente<br />

l’opera di riduzione dal complesso al semplice e alle sue cause senza mai creare iati nella<br />

regressione. Così facendo, l’evidenza connessa ai primi principi sarà comunicata all’insieme ed<br />

a ciascun elemento singolo della catena. Nel caso della compositio o sintesi, invece, il rispetto<br />

dell’ordine esigerà che noi si parta dalle nozioni semplici e le si svolga geneticamente senza<br />

anteporre mai qualcosa per il quale mancano gli antecedenti necessari. E infatti Descartes pone<br />

molta cura a questo rispetto dell’ordine nelle Meditazioni.<br />

Ma poiché può accadere che alcuni attendano da me in quel luogo delle ragioni per provare<br />

l’immortalità dell’anima, io credo doverli adesso avvertire che, avendo cercato di non<br />

scrivere niente in questo trattato, di cui non avessi delle dimostrazioni esattissime, mi sono<br />

visto obbligato a seguire un ordine simile a quello di cui si servono i geometri, e cioè a<br />

premettere tutte le cose, dalle quali dipende la proposizione che si cerca, prima di<br />

concludere qualcosa 262 .<br />

Se passiamo adesso ad analizzare l’altra esigenza posta dal «modo di scrivere dei<br />

geometri», vedremo che anche qui si ritrova una duplicità di svolgimento.<br />

La maniera di dimostrare è doppia: l’una si fa per mezzo dell’analisi o risoluzione, e l’altra<br />

per mezzo della sintesi o composizione. L’analisi mostra la vera via, per mezzo della quale<br />

una cosa è stata metodicamente scoperta, e fa vedere come gli effetti dipendano dalle cause;<br />

sì che, se il lettore vuol seguirla, e gettare gli occhi accuratamente su tutto quel che<br />

contiene, intenderà la cosa così dimostrata non meno perfettamente, e la renderà non meno<br />

sua, che se l’avesse trovata lui stesso. Ma questa sorta di dimostrazione non è propria a<br />

convincere i lettori ostinati o poco attenti poiché se si lascia sfuggire, senza farvi<br />

attenzione, la minima delle cose che propone, la necessità delle sue conclusioni non<br />

apparirà più; e non è solita esprimere con molta ampiezza cose che sono abbastanza chiare<br />

per sé stesse, benché ordinariamente esse siano quelle cui è d’uopo fare maggiore<br />

attenzione. La sintesi, al contrario, per una via affatto diversa, e come esaminando le cause<br />

per i loro effetti (benché la prova che essa contiene sia sovente anche degli effetti per<br />

mezzo delle cause), dimostra, a dire il vero, chiaramente tutto quello che è contenuto nelle<br />

sue conclusioni, e si serve di un lungo seguito di definizioni, postulati, assiomi, teoremi, e<br />

problemi, affinché, se si negano certe conseguenze, essa possa far vedere come queste sono<br />

contenute negli antecedenti, e strappi il consenso del lettore per quanto ostinato e testardo<br />

egli possa essere; ma non dà, come l’altra, un’intera soddisfazione agli spiriti di quelli che<br />

desiderano d’imparare, perché non insegna il metodo col quale la cosa è stata trovata 263 .<br />

Ecco di nuovo comparire le due facce della demonstratio rationalis.<br />

Trop de temps et trop de discussions avaient effacé pour Descartes la vision trés nette que<br />

sa méthode mathématique était substantiellement identique à la demonstratio rationalis<br />

d’origine aristotélicienne, revisée tant de fois au cours des temps jusqu’à en devenir<br />

méconnaissable. Mais il n’avait pas perdu le souvenir qu’elle remonta nénmoins à<br />

l’Antiquité. Au lieu de la rapporter à Aristote, à Euclide ou à Galien, il la rapporte a<br />

l’analyse géométrique des Anciens et à l’algèbre des Modernes 264 .<br />

Se questa è la radice comune, giunta fino a Descartes nelle evoluzioni terminologiche<br />

mediate dall’opera di Boezio, la sussistenza dei due procedimenti dimostrativi veniva<br />

giustificata da Aristotele col sostenere che non sempre ciò che è primo per natura (gli<br />

universali) è primo anche rispetto a noi, poiché a noi sono noti gli oggetti più vicini alla<br />

sensazione.<br />

D’altro canto, il dire che un qualcosa sia anteriore e più noto si può intendere secondo due<br />

significati: in effetti, ciò che è anteriore per natura non risulta la stessa cosa di ciò che è<br />

262 R. Descartes, Meditazioni Metafisiche, cit., p. 14 (corsivo mio).<br />

263 R. Descartes, Meditazioni Metafisiche. Risposte alle seconde obbiezioni, cit., pp. 144-45 (corsivo mio).<br />

264 H.J. De Vleeschauwer, More seu ordine geometrico demonstratum, cit., p. 25.<br />

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