Sara Pagliano ALIA VERITATIS NORMA - Lettere e Filosofia ...
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può a sua volta esistere né essere determinata ad agire se non sia determinata ad esistere e<br />
ad agire da un’altra causa che è anch’essa finita e ha una determinata esistenza, e così<br />
all’infinito 205 .<br />
Cosi anche nel capitolo 5 della II Parte troviamo il concetto di passione legato a quello<br />
di mutevolezza:<br />
È dunque ben miserabile chi è unito con cose instabili: essendo queste al di fuori del nostro<br />
potere e soggette a molti accidenti, se vengono a patire qualche danno, egli non può esserne<br />
indenne 206 .<br />
Il capitolo s’intitola Dell’amore e, spiegando come non accade mai che la mente tenti di<br />
liberarsi dall’amore, ne indica le due ragioni.<br />
È impossibile, perché esso non dipende da noi ma solo dal bene e dall’utilità che notiamo<br />
nell’oggetto, che sarebbe stato necessario non aver conosciuto prima di volerlo amare ora.<br />
Ma questo non è nella nostra libertà o non dipende da noi: se non conoscessimo nulla,<br />
certamente saremmo anche nulla 207 .<br />
Non solo è impossibile ma è anche necessario non esserne liberi, data la nostra<br />
condizione di modo e dunque di parzialità, di essere finito che non essendo causa di sé<br />
dipende da molte altre cause e non può esistere e sussistere senza essere unito con esse,<br />
e che, in quanto da queste necessariamente affetto, necessariamente le conosce e le ama:<br />
È necessario non esserne liberi, perché data la debolezza della nostra natura, non potremmo<br />
esistere senza godere di qualcosa con cui essere uniti e rafforzati 208 .<br />
Dunque si conclude che è meglio non unirci ad oggetti instabili, perché essendo deboli<br />
per loro natura, non possono contribuire al rafforzamento di una natura ugualmente<br />
instabile e debole, e congiungendoci a queste verremmo certamente a patire della loro<br />
stessa mutevolezza e ci renderanno «miseri», mentre solo unendosi ad un oggetto<br />
«eterno e stabile», «Dio o la Verità», potremmo essere rafforzati.<br />
Ed ancora, in conclusione del capitolo 15 della stessa parte:<br />
Da qui si vede dunque la perfezione di uno che sta nella verità, rispetto a uno che non vi<br />
sta. Poiché uno si modifica facilmente e l’altro no, ne segue che l’uno ha più consistenza ed<br />
essenza dell’altro. E poiché i modi del pensiero che convengono con la cosa hanno avuto<br />
più cause, così hanno in sé anche più sussistenza ed essenza; e convenendo interamente con<br />
la cosa, è impossibile che talvolta ne siamo affetti diversamente o subiscano qualche<br />
alterazione, poiché prima abbiamo vista che l’essenza di una cosa è immutabile 209 .<br />
Anche in questo caso troviamo lo stesso asse: immutabilità e perfezione di colui che è<br />
nel vero e realizza così la sua beatitudine e libertà, mutevolezza e passione cui ogni<br />
modo è sottoposto in quanto parte del processo che costituisce la realtà dell’esistente.<br />
«Instabili sono tutte le cose particolari che non sono esistite da sempre, ossia che hanno avuto<br />
inizio» 210 . Ma questo stato di «passione», di mutevolezza, non è da interpretare come<br />
determinato dall’esterno, come «un subire dall’esterno», come dunque il frutto dell’azione di un<br />
oggetto sulla mente, che si porrebbe in contraddizione con l’interpretazione della mente come<br />
attività autonoma.<br />
Nella Korte Verhandeling non è ancora sviluppata la teoria del parallelismo degli attributi, e,<br />
d’altra parte, la presenza della teoria degli spiriti animali, di derivazione cartesiana - introdotta<br />
per spiegare l’azione dell’anima sul corpo -, testimonia di una certa immaturità concettuale.<br />
Tuttavia è ben ferma la tesi dell’autonomia di pensiero ed estensione:<br />
205 E, I, pr. 28.<br />
206 KV, II, 5.<br />
207 KV, II, 5.<br />
208 KV, II, 5.<br />
209 KV, II, 15.<br />
210 KV, II, 5.<br />
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